Toscana
Costa Concordia: iniziata la rotazione, lo scafo sta emergendo
Si iniziano a vedere i primi segni di rotazione della Costa Concordia. Dalle fotografie e dalle riprese effettuate da terra si inizia a notare piuttosto chiaramente, sullo scafo bianco, una striscia scura di ruggine che indica la parte fino a ora rimasta sommersa.
Sono 11 i tecnici che guidano le operazioni per il raddrizzamento della Costa Concordia all’Isola del Giglio. Il Senior Salvage Master Nick Sloane ha dato alle 9 l’ordine di attivare i comandi dalla control room posizionata sulla chiatta «Polluce» nelle immediate vicinanze della prua della Concordia. Per trasmettere tutti i comandi e ricevere segnali da questa posizione remota – ad esempio attivare i martinetti idraulici, aprire e chiudere le valvole dei cassoni, ricevere informazioni sulla posizione del relitto – sono stati installati due cordoni ombelicali (uno di back-up all’altro), ossia cavi che garantiscono il collegamento fra la control room e il relitto. Il team che opera dalla control room è composto da 11 tecnici, guidati da Sloane, con diverse specializzazioni: un tecnico dedicato al controllo della zavorra, piloti di ROV, ingegneri specializzati nel funzionamento degli strand jack, un ingegnere informatico, un ingegnere progettista.
I tecnici inviano i comandi remoti a tutti i sistemi e controlleranno l’andamento delle operazioni attraverso 8 schermi. Cinque telecamere con 5 microfoni disposti sul ponte più alto della Concordia consentiranno di monitorare immagini, suoni e i rumori durante la fase di rotazione, e forniranno agli ingegneri indicazioni utili sull’andamento dell’operazione e sui movimenti del relitto. Una duplicazione dei monitor è presente anche nella «Salvage Room», gli uffici dislocati a terra, in modo da permettere a tutti gli altri ingegneri e tecnici di seguire le operazioni e fornire quindi assistenza in caso di necessità.
Per far ruotare la Concordia saranno utilizzate 56 catene, che passano sotto lo scavo e sono fissate al fianco sinistro del relitto. Ciascuna catena misura 58 metri e pesa 26 tonnellate: un solo anello 205 chili. Ventidue fanno perno sulle undici torri ancorate stabilmente al fondo marino e saranno tese grazie a martinetti idraulici. Trentasei martinetti si trovano anche su nove degli undici cassoni montati sul lato sinistro. Per favorire la rotazione sarà esercitata una forza pari a 23.800 tonnellate.
Il raddrizzamento della Concordia, spiegano i tecnici, può essere suddiviso in tre fasi. La prima è forse quella più delicata. Il relitto poggia attualmente su due speroni di roccia che hanno in parte penetrato la scavo, impedendo il suo scivolamento lungo la scarpata marina nel mare profondo. Queste rocce potrebbero opporre una parziale resistenza alla rotazione, forzando e trattenendo le lamiere. Per questo l’operazione di disincaglio dovrà essere lenta e con l’applicazione graduale di carichi. I tecnici sono comunque ottimisti. La rotazione del relitto proseguirà poi esercitando una tensione con i martinetti e le catene.
L’ingegner Sergio Girotto della Micoperi conferma che la rotazione si dovrebbe concludere nell’arco delle dodici ore e quindi attorno alle 21 di stasera.
«Stamani ho pregato perché vada tutto bene, e anche ieri sera. Abbiamo pregato ieri nella festa del Santo patrono e ho invitato i cittadini a ricordare le vittime affinché veglino su questa operazione». Lo ha detto don Lorenzo Pasquotti, parroco del Giglio. «E’ stato fatto un grande lavoro – ha affermato il sacerdote -, le premesse sono buone, perché non dovrebbe funzionare? Siamo fiduciosi. Per il Giglio è un momento importante, che ci avvicina alla rimozione e al ritorno alla normalità».
«Oggi stiamo vivendo un passo fondamentale per liberare il Giglio dal morso di ferro che l’ha ferito così profondamente» ha dichiarato il presidente Enrico Rossi appena arrivato sull’isola. «Ora occorre portare la Concordia nel porto più vicino – ha aggiunto Rossi -, siamo stati i primi a intuire che dovevamo attrezzarci, e che il relitto non doveva finire in qualche luogo sperduto. La priorità assoluta resta portarlo via dal Giglio, ma noi stiamo lavorando anche perché lo smaltimento si faccia a Piombino. Sono certo che i due obiettivi saranno coincidenti».