Pisa

Così i giovani hanno ricordato Karol

Un anno fa moriva Karol Wojtyla. I giovani lo hanno ricordato in un incontro di preghiera nella chiesa di San Sepolcro e nella rivisitazione (nella chiesa di San Pierino) di poesie e testi teatrali scritti dal papa polacco. «Del papa ci rimane – ha detto ai giovani il vicario generale Antonio Cecconi -la costante tensione per l’annuncio, l’idea che la fede si alimenta donandola, comunicandola ad altri. I giovani lo chiamavano “il parroco del mondo” per il suo desiderio di arrivare ovunque, in popoli e paesi diversi, per annunciare il Vangelo. Dopo di lui nessuno potrà più pensare di tenersi per sé la propria fede, ciascuno è missionario dovunque vive, con chiunque incontri, in ogni situazione e ambiente. Ma rimane anche la dimensione sociale del messaggio cristiano, ricordando che “tutti siamo responsabili di tutti”, che nessuno è esente dall’impegno per la tutela di ogni vita, i diritti umani e la giustizia sociale planetaria. E poi la pace, la riconciliazione e il perdono, la ricerca del dialogo e della fratellanza con i rappresentanti delle altre religioni. Giovanni Paolo II ha anche chiesto una “nuova fantasia della carità”, affinché in ogni comunità cristiana i poveri si sentano “a casa loro”».Nella chiesa di San Sepolcro i giovani che si sono ritrovati per pregare il Signore e ringraziarlo del dono che hanno ricevuto in papa Wojtyla erano tanti. Nella stupenda cornice della chiesa di San Pierino la testimonianza di Giovanni Paolo II è risuonata attraverso la lettura di poesie e brani teatrali scritti dal papa stesso ancora studente, seminarista (brani firmati con uno pseudonimo, ndr). Infine, una scelta di poesie tratte dal «Trittico romano«. Protagonisti della serata Salvatore Ciulla, Silvia Pagnin e Agostino Cerrai del centro culturale Sant’Andrea e il gruppo musicale dei «Nuoviaccordi». «Al teatro il Papa – ha spiegato Agostino Cerrai – ha dato la funzione etica e civile e, durante l’occupazione tedesca della Polonia e la dittatura comunista la rappresentazione teatrale ha avuto la forma della resistenza clandestina. Il papa si domandava: “attraverso l’arte continuo a cercare; ma che cosa?” E la sua risposta era: “La verità che è in noi, in ogni uomo”».