Toscana
Così cambia il clima. Anche in Toscana gravi danni
Un’estate sotto l’acqua e il maltempo. Chi ha pagato il prezzo più grande è la Russia che conta 58 morti, quasi tutti turisti, travolti dalle inondazioni che si sono verificate nelle zone di villeggiatura del Mar Caspio. Le alluvioni hanno travolto anche l’Austria, dove sono morte sette persone in due giorni. Numerosi i danni: ponti crollati, ferrovie bloccate, cittadine isolate dall’acqua. Salisburgo è stata dichiarata zona disastrata. Situazione critica anche in Germania dove il centro di Dresda è stato inondato dalle acque dell’Elba. Le immagini di Praga allagata hanno fatto il giro del mondo. Nonostante i sacchi di sabbia e il lavoro di contenimento, la furia del fiume Moldava ha inondato piazze, strade, case e scantinati. Sedici le vittime provocate dalle inondazioni.
L’innalzamento della temperatura terrestre è dovuto al cosiddetto «effetto serra», determinato dall’eccessiva presenza di particolari gas chiamati anche «gas serra»: vapore acqueo, anidride carbonica, metano, ecc. Ma come avverte l’ultimo dossier di «Famiglia oggi», dedicato all’educazione ambientale, l’«effetto serra» non c’entra nulla con il cosiddetto «buco nell’ozono», l’altro termine ormai sulla bocca di tutti.
«Buco nell’ozono» è l’espressione con cui si indica la riduzione dello spessore dello strato di gas ozono nell’atmosfera sopra il Polo Sud e il Polo Nord a causa soprattutto dell’immissione nell’atmosfera di clorofluorocarburi, ovvero dei composti chimici allo stato gassoso utilizzati principalmente nei frigoriferi, nelle schiume e nelle bombolette spray. La funzione dello strato di ozono negli strati alti dell’atmosfera, a circa 20 mila metri di altezza (stratosfera), è quella di schermare la superficie terrestre dai raggi ultravioletti provenienti dal sole. Senza questo strato arrivano sulla terra una quantità molto maggiore di irradiazioni ultraviolette, che hanno un effetto particolarmente dannoso sulle persone soprattutto a livello di tumori della pelle.
La Toscana paga i danni del maltempo
A parlare è Antonio Sangiorgi, direttore di Coldiretti Toscana. «Una volta verificato l’entità dei danni provvederemo ad inoltrare la richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità naturale prosegue Sangiorgi che scatta, secondo la legge nazionale, quando è accertata la perdita superiore al 35% della produzione lorda vendibile. Ed in talune aree questa soglia è stata sicuramente superata».
«Ma l’iter per il riconoscimento della calamità naturale è sin troppo lungo», gli fa eco il presidente della Coldiretti di Pisa (una delle aree maggiormente colpite dal maltempo) Massimo Camillieri: «Un raccolto completamente distrutto può determinare una crisi aziendale, mentre l’intervento dello Stato risulta generalmente assai tardivo e si concretizza spesso in limitati sgravi fiscali».
L’arrivo, anche nelle regioni mediterranee, di un clima tipicamente tropicale, deve far crescere, secondo Camillieri, la «cultura dell’assicurazione. Ma anche le agenzie di assicurazione lamenta il sindacalista pisano almeno fino ad oggi sembrano non voler investire più di tanto in agricoltura, anche perché non sdno sufficientemente sostenute dallo Stato».
«Insomma conclude Camillieri oggi forse ancor più che in passato, l’agricoltore ha un solo riferimento cui affidarsi: la Divina Provvidenza».
I danni provincia per provincia
Un inverno siccitoso, un giugno torrido, un luglio piovoso ed un agosto dove a pioggia e grandine si è associato il vento forte, che ha assunto in alcune occasioni il carattere di vere e proprie trombe d’aria. «Stagioni così anomale stanno creando non pochi problemi alle attività agricole commenta la presidente regionale di Coldiretti Alessandra Lucci alcune colture, come il famoso fagiolino zolfino, sono andate quasi completamente perse a causa della siccità nella fase di fioritura. Problemi anche per colture di grande importanza come l’olivo che si presentava in piena fioritura ed ha sofferto per il caldo torrido durante l’allegagione. In alcune aree del pisano il caldo umido di luglio ha determinato forti attacchi di peronospora (non più trattabile perché a ridosso della raccolta) su meloni e pomodori con ingenti perdite di prodotto, fino al 60-70%, e milioni di produzione completamente persi».
Arezzo – Grandine sul tabacco Kentuchy (serve per la produzione del sigaro toscano). 3800 ettari danneggiati su 4000. Dieci milioni di euro il danno. Danni anche su produzioni di ortofrutta.
Lucca – Il vento forte ha danneggiato le serre soprattutto a Viareggio e Massarosa. Sono state scoperchiate le serre con teli in plastica che proteggevano fiori ed ortofrutta.
Firenze – Una tromba d’aria si è abbattuta in agosto nella zona della Val di Sieve, risalendo da Bagno a Ripoli fino alla Rufina. Sono state danneggiate le serre, abbattuti alberi, fortemente danneggiati alcuni vigneti. Il vento forte ha fatto anche danni nel Mugello scoperchiando capannoni. Sono segnalati nella zona della Rufina danni a vigneti per la grandine.
Pisa – Le forti pioggie creano problemi nelle operazioni di raccolta soprattutto delle barbabietole che in questa area avvengono in modo anticipato rispetto al resto del paese. Con la raccolta ritardata si perde una parte del prodotto. Le forti pioggie fanno calare il grado zuccherino.