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“Così Amintore Fanfani conquistò il mondo”
Tra le celebrazioni per il centenario della nascita di Amintore Fanfani si inserisce anche quella che si è tenuta a New York per ricordare la sua presidenza dell’Assemblea generale ONU (Organizzazione Nazioni Unite) ricoperta nel 1965 (Ventesima sessione). Quello della politica estera è un aspetto di Fanfani, non sempre tenuto nella giusta considerazione, spesso messo in secondo piano e sottovalutato.
Oltre che presidente del Consiglio era già stato ministro degli Esteri nel periodo 1958/59 per poi ritornare ad assumere questo incarico nel 1965. È nota la particolarità e l’intensità di quel periodo. Nella sua attività di politica estera Fanfani sostenne sempre le scelte europeiste e atlantiche dell’Italia, aggiungendovi però una particolare attenzione verso il Mediterraneo, il mondo arabo e i paesi in via di sviluppo che stavano uscendo dal colonialismo.
Era accompagnato da una sensibilità di umanesimo cristiano nei confronti del divario che esisteva tra Nord/Sud (ricchezza-povertà), diviso inoltre ideologicamente (occidente/ comunismo), finalizzata a sostenere una politica che privilegiasse i fatti rispetto alle parole, la pace rispetto alla contrapposizione militare, il progresso economico di tutta l’umanità contro i privilegi di pochi. Nella veste di presidente dell’Assemblea ONU ebbe l’onore di ricevere Paolo VI, nell’ottobre 1965. Per la prima volta un Papa visitava questo importante consesso in un periodo in cui era forte la minaccia di un terzo conflitto mondiale a causa dell’incertezza causata dal venire meno nella scena internazionale, per motivi diversi, di Kennedy e Krusciov. Fanfani lavorò intensamente per evidenziare ciò che univa o poteva unire i paesi facenti parte dell’ONU, puntando su di un approccio multilaterale che tenesse conto del rapporto tra la civiltà musulmana e le altre religioni monoteiste nate, come la nostra, nel bacino mediterraneo. Per la sua attività può essere inserito tra gli uomini di governo che consentirono all’Italia di essere protagonista, la forza delle proposte e dei comportamenti, anche in quella sede internazionale e cosmopolita che era l’ONU.
Esisteva la divisione del mondo in due blocchi, l’equilibrio del terrore, la contrapposizione Est-Ovest che rendeva difficile ma anche affascinante, sulla scia delle visioni dell’amico Giorgio La Pira, dare concrete speranze alla deconolizzazione che sembrava aprire prospettive di crescita e sviluppo per i popoli del Terzo e Quarto mondo. Non si trattava soltanto di sostituire i cannoni con gli aratri ma anche dare la possibilità a tante popolazioni, fino a quel momento escluse da ogni processo di crescita, di assurgere ad un ruolo di protagoniste nella scena mondiale. In particolare, guardare al Mediterraneo fu una lungimirante visione strategica che rese l’Italia interlocutore credibile in un periodo in cui era facile essere assorbiti dalla logica degli schieramenti preconcetti ma privi di qualunque prospettiva costruttiva.
Ricordo nuovamente che Fanfani non concepì europeismo, atlantismo e multipluralismo in alternativa ritenencoli fra loro complementari. Quindi non la celebrazione di una ricorrenza, da consegnare comunque agli archivi della storia, ma occasione da cui trarre motivi di insegnamento e riflessione.
Agostino Coradeschi
Presidente Comitato
Centenario Amintore Fanfani