Toscana
Cosa si nasconde dietro il ritorno delle Br
Quanta retorica nei mass media, quanti luoghi comuni su questi «terroristi della porta accanto», su questi insospettabili brigatisti dalla vita tranquilla, tutti «casa, famiglia e lavoro», e poi inaspettatamente arrestati a partire dal 24 ottobre a Roma, Firenze e Pisa, nell’ambito delle indagini per gli omicidi del prof. D’Antona il 20 maggio 1999 a Roma e del prof. Biagi il 19 marzo 2002 a Bologna.
La curiosa disputa sociologica se in Toscana ci sia stata o meno una «buona acqua di coltura» che abbia favorito la formazione di nuove leve della lotta armata non sembra per ora aver approdato a conclusioni ragionevolmente condivisibili. Che nell’arcipelago dei gruppi di sinistra e dei movimenti antagonisti ormai sia così chiaro e pacifico come qualcuno è disposto a giurare il rifiuto di ogni tipo di violenza prevaricatrice e il rifiuto di ogni logica delle azioni armate, ci sembra una constatazione frettolosa e di comodo. Oltre tutto troppi segnali indicano ancora tanti piccoli grigi «maestri» che non rinunciano a inculcare spirito settario, odio e metodi di linciaggio morale degli avversari politici.
I danni incredibili che provocano queste «impostazioni» non suggeriscono titoli cubitali sui mass media, anzi non fanno proprio notizia. Bisognerebbe domandarsi quale «acqua di coltura» alimenta queste «brigate» di «piccoli uomini grigi». E con quali prospettive.
Delitto Biagi, fermato un fiorentino
Nuove Br, il cerchio si stringe sulla colonna toscana