Prato

Cosa resta dello Zar

di Damiano Fedeli

È stato un banco di prova per la città che è stato superato con esito positivo». Lamberto Gestri, presidente della Provincia, commenta così il risultato della mostra «Lo stile dello Zar», che dal 18 settembre alla chiusura, il 10 gennaio, ha richiamato a Prato 21500 visitatori. «Ma al di là del numero, di tutto rispetto – sottolinea Gestri – penso che i risultati importanti siano stati almeno due. Innanzitutto per la prima volta Prato nella sua interezza ha lavorato a un progetto di promozione. C’è stato un salto di qualità nell’offerta e abbiamo lavorato su un terreno nuovo per tutti, quello di un “grande evento”». Secondo aspetto, per Gestri, «è l’intesa che abbiamo raggiunto con il museo dell’Ermitage di Pietroburgo, rapporto utile per la possibilità di scambio e di diventare interlocutori scientifici per l’Italia per tutto quello che riguarda i tessuti. Ruolo che proietta il nostro Museo del Tessuto in una posizione di grande rilievo in Europa. Lo stesso Museo ha avuto una grande spinta, grazie alle uscite sui grandi giornali internazionali».Asel sta portando a termine una ricerca su quello che è l’impatto economico, la ricaduta globale sul territorio della mostra. «Quando sarà pronto il rapporto, ai primi di febbraio – sottolinea ancora Gestri – faremo un incontro con tutti i soggetti promotori per riflettere sui dati e sviluppare una politica condivisa di potenziamento delle opportunità che il territorio offre. C’è da lavorare in termini di miglioramento della qualità dei servizi, cura della città, preparazione del personale. Le eccellenze che possono trattenere i turisti per più giorni non mancano».Un punto di vista «tecnico» sull’eredità della mostra è quello che offre invece Alberto Peruzzini, direttore dell’Apt. «Quello che rimane è un modus operandi. L’idea di essersi riuniti puntando su un avento che è diventato di richiamo e ha portato visitatori, il 50-60% dei quali non erano pratesi e senza questa occasione non sarebbero venuti. In più ci lascia un “hardware”, ovvero strutture e servizi per il territorio: la carta dei musei, il sistema dello shopping, il bookshop, l’emporio dei gadget pratesi. La sfida adesso è non lasciare niente di intentato. Già con il Lippi è aumentata l’attrattività della città, con centomila visitatori in due anni e mezzo. Lo Zar è stato un tassello in più. Certo non si può fare un evento ogni anno, l’investimento è stato ingente. Ci vuole però un altro prodotto di attrattività turistica. Altrimenti la gente continuerà a visitare Firenze e Lucca e a venire nelle nostre strutture ricettive magari per il buon rapporto qualità/prezzo, ma non per visitare la città. Ripeto: occorre creare occasioni di attrattività turistica, non solo cultura, intendiamoci».Soddisfatti anche gli operatori del settore. Aldo Lorenzi, direttore di Confesercenti sottolinea: «Prato per la prima volta si è proposta all’attenzione internazionale con un evento di grande richiamo. La nostra valutazione è positiva sul tema scelto e per il fatto che si è inserito nella storia tessile della città. I risultati vanno valutati con equilibrio. Se il numero dei visitatori è stato forse al di sotto di quello che ci si aspettava, da parte nostra vogliamo sottolineare i tanti risultati positivi. Come Confercenti abbiamo organizzato iniziative di supporto, come il mercato europeo o quello natalizio. Ora si deve proseguire su questa strada, in una diversificazione dello sviluppo che Prato deve ricercare. Per lo Zar, nei nostri alberghi si sono avute tante presenze ma pochi pernottamenti, segno forse di un turismo mordi e fuggi. Siamo a mezz’ora da Firenze, una delle città più attrattive al mondo per i turisti e da questo possono venire opportunità straordinarie. Di eventi in futuro ce ne vorranno, certo, ma bisogna valutare in modo molto attento l’impegno profuso. Quella che lanciamo noi di Confesercenti è un’idea, quella che è stata ribattezzata la “Gardaland” del centro Italia, un parco a tema che attiri persone e visitatori. Perché gli economisti lo ricordano: nel 2020, che è alle porte, il turismo sarà una delle voci principali dell’economia mondiale».Contenta dei risultati anche l’Unione Commercianti. Spiega il direttore Gianluca Niccolai. «Siamo soddisfatti. C’è stato un grande interesse, anche grazie a una campagna pubblicitaria robusta. La città è cresciuta, piano piano, trovandosi alle prese non solo con il classico commercio, ma con la costruzione di un’offerta turistica, dal piccolo gadget ai menu a tema. Così come l’evento ha contribuito alla nascita del consorzio turistico, aiutandoci a fare squadra e a lavorare tutti insieme. Uno dei risultati principali è stato quello di far parlare di Prato non solo per la crisi del tessile o per l’invasione cinese. Prato è anche altro. E può competere tranquillamente con altre realtà turistiche. I numeri? Quando si facevano previsioni tendevo sempre a essere cauto. È stata una prima volta ed è stato un buon successo. Non bisogna fermarsi, occorre dare un seguito (penso all’anniversario del Datini, ad esempio). Bisogna che tutti gli operatori e le istituzioni capiscano che occorre comunicare una Prato positiva, non di città dei problemi. Con lo Zar ci sono stati settori, i ristoratori, ad esempio, che hanno sfruttato meglio l’evento, altri che non ne hanno beneficiato appieno, come il commercio, l’abbigliamento. Bisogna interrogarsi per capire cosa non è andato e migliorare, ma ripeto, siamo contenti di questa esperienza».(dal numero 3 del 24 gennaio 2010)