Celebrato il capitolo della provincia toscana dei Frati Minori e ricomposte le singole Fraternità, i frati di Santa Margherita si sono calati nuovamente nel quotidiano della vita conventuale e del santuario. Ma già fervono gli incontri e i programmi per preparare e celebrare al meglio altre iniziative e avvenimenti in questi ultimi due mesi dell’anno. Il 2009, ottavo centenario dell’approvazione della Regola e quindi dell’Ordine dei Frati Minori, ha visto numerose e significative celebrazioni svoltesi in tutte le parti del mondo, riguardanti sia il recupero della «Grazia delle origini», sia momenti entusiasmanti e carichi di tensione spirituale, specie nei luoghi in cui i primi frati sono giunti in quel lontano 1209.Il mese di novembre si è aperto con la solennità di Tutti i Santi, la Gerusalemme celeste che dà la mano a quella terrestre e la invita lavorare per il Regno, guardando con gioia alla meta gloriosa che l’attende. Anche la festa di Tutti i Santi francescani (29 novembre), giorno dell’approvazione della nostra Regola bollata (1223), ci sprona a chiudere in bellezza questo ottavo centenario della fondazione dell’Ordine dei Frati Minori. Le novità e le occasioni belle e significative che il Signore ci offre sono opportunità da sfruttare come vero dono di grazia.Nella solennità di Tutti i Santi inizia, secondo la Regola dei Frati Minori, la prima Quaresima francescana, che va appunto da Tutti i Santi, al Natale del Signore. Mi chiedo: «È proprio fuori luogo e fuori tempo riproporre all’attenzione e all’impegno di ognuno quanto chiede il nostro padre san Francesco nella Regola ai Frati Minori, cioè, che i mezzi migliori per prepararci a celebrare il Natale e crescere nella santità sono la penitenza e la preghiera?». Non dimentichiamo che san Francesco, nell’arco dell’anno, celebrava ben cinque Quaresime. E fu proprio durante la quinta Quaresima, celebrata alla Verna in preparazione alla festa di san Michele Arcangelo (29 settembre) nel 1224, che si verificò l’evento mistico straordinario della stimmatizzazione, per mezzo del serafino alato che gli impresse i segni della Passione di Cristo. Le stimmate restano il mistero della Verna, e la Verna racchiude e custodisce il mistero delle stimmate. Dopo una vita spesa a conformarsi col Cristo povero e crocifisso, Francesco, come canta Dante Alighieri:«Nel crudo sasso intra Tevero e Arno, / da Cristo prese l’ultimo sigillo / che le sue membra due anni portarno». Amore e dolore diventano una cosa sola in Francesco e la liturgia mette, a buon diritto, in bocca allo stimmatizzato della Verna: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Io porto nel mio corpo le stimmate di Cristo povero e crocifisso» (Gal 6,17).