Cultura & Società

CORTONA, SABATO 10 OTTOBRE PRESENTAZIONE DEL LIBRO SU SANTA MARGHERITA

Santa perché donna, madre, moglie, appassionata protagonista del tempo in cui vive. Mi chiamo Margherita (Paoline, pagine 226, euro 17), recente volume di Simonetta Pagnotti, inviata di Famiglia Cristiana e scrittrice, segna una svolta e restituisce integralità alla figura straordinaria della santa di Cortona. Eccola Margherita, liberata dagli intenti fin troppo scopertamente agiografici, che torna ad essere se stessa e a mostrare la verità di un cammino spirituale contrassegnato da un legame intenso con il marito, Raniero dei Del Pecora di Montepulciano, e il figlio Iacopo, e al tempo stesso profondamente intriso d’amore per l’umanità e per Dio. Di Margherita e del volume che riscrive da un nuovo punto di vista la sua storia si parla questo sabato 10 ottobre, alle ore 17, a Cortona nelle sale di Palazzo Casali. Con l’autrice è presente anche Marco Moschini del dipartimento di Filosofia dell’Università di Perugia. Simonetta Pagnotti ha scoperto Margherita – di cui ha già scritto una biografia nel 1993 (da cui la Rai aveva progettato di trarre un film) – attraverso il filosofo Teodorico Moretti Costanzi, suo maestro all’Università di Bologna e protagonista di una «rivisitazione disincantata della vita e della santità di Margherita». «L’amore non è mai una colpa, semmai è una grazia». Moretti Costanzi e Pagnotti condividono profondamente l’idea – anche a proposito di Margherita – che «l’ascesi non è rinuncia ma rinascita, e che l’amore di per sé è un miracolo che può avvicinarti alla fede».Assolutamente coraggiosa la costruzione narrativa del volume: Margherita parla in prima persona, raccontando se stessa al figlio Iacopo, che lei – con una scelta estrema dettata dall’amore – invia ad Arezzo, a poco meno di nove anni, per sottrarlo al rischio di vendette. «Margherita aveva nel suo dna il modello della Madre di Cristo – afferma Pagnotti -. Ce lo dice il suo stesso carisma che la vede pronta a spendere la sua vita per gli ultimi, quel popolo senza volto che affolla le strade di Cortona e per il quale affronta la diffidenza dei suoi concittadini e degli stessi frati».Duplice dunque è l’intento – come sottolinea Luisa Muraro nella prefazione del volume – con cui si sviluppa la narrazione di Simonetta Pagnotti: liberare Margherita dallo stereotipo della Maddalena penitente, tipico della tradizione clericale sulle donne, e di ristabilire l’interezza dell’esperienza amorosa di lei. «L’autrice porta così la figura della santa di Cortona verso una più profonda coerenza interiore, riscattandola dal modello agiografico, dall’orizzonte patriarcale e, non ultimo, dagli scopi dell’ordine francescano», scrive la Muraro.La Legenda de vita et miraculis, che Frate Giunta Bevegnati scrive sotto forma di diario di Margherita, resta il principale punto di riferimento. Da qui l’autrice parte per raccontare una storia che approfondisce anche alcuni grandi passaggi della vita di Margherita, riguardante i rapporti con il figlio e il marito, e «per darci una rappresentazione più femminile e più umana della santa».Ma c’è un altro aspetto che viene alla ribalta nel volume: con Margherita si rivela la ricerca femminile dell’assoluto che porta in primo piano quella teologia «in lingua materna» fiorita in Europa alla fine del Medioevo. «Non c’è comprensione adeguata dell’ondata mistica di questi secoli – sottolinea Luisa Muraro – se non vediamo come essa si accompagni a un inedito protagonismo femminile nella civiltà comunale. Ossia, se non vediamo come una Margherita da Cortona e le sue innumerevoli compagne, in Toscana, in Umbria e in giro per l’Europa – che si sono inventate uno stato religioso prima inesistente, fuori dai monasteri e fuori dalla famiglia – siano riuscite a fare del loro amico divino la risorsa di libertà per un’avventura celeste e terrena, umana e divina, senza soluzione di continuità». Dunque c’è un ruolo pubblico e storico di Margherita che non va messo in secondo piano, protagonista «libera e audace» d’un nuovo modello di presenza nella Chiesa e nella società. È la convinzione di Giovanni Paolo II. «È impossibile – affermava in occasione della visita a Cortona nel 1997 – non rimanere ammirati di fronte alla straordinaria forza di rinnovamento morale, culturale, civile che si sprigiona da questa donna del popolo, assurta alle vette della santità». (Caterina Fanfani)