Vita Chiesa

Corteo per la pace: esserci o non esserci?

DI DON FRANCESCO SENSINISabato mattina mentre sto comprando il giornale mi sento chiamare: don Francesco, lei non viene con noi? Sono alcuni amici che con tanto di bandiera per la pace stanno salendo su uno dei tre autobus in partenza per Roma. «Andate dal Papa?» rispondo in modo provocatorio. «No, ma se lo vediamo glielo salutiamo» rispondono pronti. Dopo queste brevi battute mi avvicino e dimostro più serietà: andate per la liberazione della giornalista Sgrena? «Sì! Vogliamo essere vicini a chi soffre e manifestare solidarietà per chi crede nella pace» Mentre li saluto dentro di me avverto un certo disagio ed una rabbia. La loro affermazione mi colpisce: Forse, io che non vado, non sono vicino a chi soffre? Forse, io che non vado, sono contro la pace?

Andare non andare, esserci non esserci. Ma si possono misurare i valori sulla base delle presenze?

Cinquecentomila… duecentocinquantamila… E i due milioni dei giovani a Tor Vergata con il Papa vorranno pur dire qualcosa? E quelli che quest’anno saranno a Colonia per la giornata mondiale della gioventù?

Sta avvenendo un fatto curioso. Da una parte si cerca di eliminare ogni forma di pubblicità alla religione cattolica e dall’altra invece si cerca ogni forma di pubblicità per creare una nuova «religione». E in questo devo riconoscere la forza della politica.

Forse, mi chiedo, è per colpa della politica che non sono andato anch’io a Roma? Ma perché vedere dappertutto la politica? Qui si tratta di una donna, giornalista che è stata rapita. Sì, ma era del Manifesto.. e se fosse stata di un altro giornale? Giusto! Da ora in avanti ogni volta che verrà rapito un giornalista faremo sempre una grande manifestazione!

Ma non pensi alla sua famiglia? Si! Ma quante altre famiglie soffrono e non hanno la fortuna di tutta questa solidarietà? Va bene! Da ora in avanti faremo sempre una manifestazione per le famiglie che vivono questi drammi!

Mi sto accorgendo che non è possibile andare avanti in questo dialogo.

Dovrei fare l’elenco di mille «Sgrena» (vorrei anche metterci le suore in terra di missione!) e di mille famiglie. Non basterebbero i giorni dell’anno per essere vicini e manifestare solidarietà.

E allora ho fatto bene o male a non andare? Il dubbio mi rimane. Ma non ho alcun dubbio sul fatto che pregare Dio (andare sì.. ma dentro di me) per la «Sgrena» e per la sua famiglia sia veramente essere loro vicini e solidali.