Italia
Corridoi umanitari, arrivati 113 profughi. Mons. Galantino: «No a sciacallaggio sui migranti»
Sono arrivati stamattina alle 4:30 all’aeroporto di Roma Fiumicino i 113 profughi dei corridoi umanitari promossi dalla Chiesa italiana, nell’ambito di un protocollo siglato con lo Stato italiano. Hanno trovato una Roma insolita e fredda dopo la neve, che hanno visto per la prima volta. Sono eritrei, somali e sud sudanesi selezionati tra i più vulnerabili (la metà sono bambini) che provengono dai campi in Etiopia. Ieri sera sono entrati per la prima volta nella loro vita in un aeroporto, ad Addis Abeba, emozionati e smarriti, avvolti in giacche calde sopra gli abiti tradizionali e i veli più belli indossati dalle donne. Alcune portano ancora il neonato sulle spalle, alla maniera africana. Hanno fatto il loro primo controllo bagagli e documenti con l’aiuto degli operatori di Caritas italiana e Comunità di Sant’Egidio, con la concitazione di salire per la prima volta, in così tanti, su un aereo di linea, tra gli altri passeggeri stupiti dal caos che si creava nell’assegnazione dei posti, soprattutto per le famiglie numerose con tanti bambini. I più piccoli durante il decollo hanno pianto in coro per pochi minuti, i più grandi sono stati contenti di poter giocare con il video sullo schienale delle poltrone. Con gli occhi spalancati hanno guardato fuori dal finestrino, poi dopo i pasti in miniatura tutti da scoprire sono caduti in un sonno profondo, mamme e bambini, giovani e adulti.
Mons. Galantino a «chi fa sciacallaggio pseudopolitico», «venite nei centri e guardate negli occhi queste persone». «Esiste l’alternativa allo sciacallaggio economico e politico, anzi pseudopolitico» ed è la «bella lezione» che viene dall’esperienza dei corridoi umanitari, ha detto oggi all’aeroporto di Roma-Fiumicino mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, accogliendo i 113 profughi dai campi etiopici. «A quelli che fanno sciacallaggio economico chiedo: come fate a sfruttare queste situazioni? Queste persone? Queste storie?», si è chiesto. Rivolgendosi poi a chi fa «sciacallaggio politico anzi pseudopolitico» sui migranti, soprattutto in vista delle elezioni, ha lanciato una proposta: «Dopo che avete raccattato quei quattro voti in più, andate in giro per l’Italia a visitare i centri Caritas, i centri dello Sprar o della Comunità di Sant’Egidio e guardate negli occhi queste persone e bambini: ditemi se potete continuare a speculare ancora sulla storia di queste persone».
Mons. Galantino ha dato il suo benvenuto ai profughi eritrei, somali e sudsudanesi che saranno accolti in 18 diocesi, augurandosi che possano «sperimentare quello che vi è stato negato fino a questo momento, ossia la vicinanza e solidarietà di tanti uomini e donne». Il segretario generale della Cei ha fatto notare che l’esperienza dei corridoi umanitari «conferma che la solidarietà, la sussidiarietà, la cooperazione tra istituzioni governative, realtà umanitarie e realtà di Chiesa può fare miracoli». «Stiamo dicendo a tutta Italia – ha affermato – che esistono percorsi legali per affrontare i drammi dell’umanità. Questo è un esempio concreto».
Riferendosi poi ad una domanda dei giornalisti sulle elezioni ha precisato: «Se dovessi scegliere uno slogan sarebbe: prima le persone e soprattutto prima i poveri, ma non sono candidato per fortuna». Mons. Galantino ha concluso ringraziando Alganesh Fessaha, fondatrice di Gandhi Charity e «tutti gli italiani cattolici e non cattolici che nonostante le difficoltà continuano a destinare l’otto per mille a queste iniziative».
«La sicurezza non è messa in crisi da 4 o 10 immigrati ma dalla malavita, la mafia, la ‘ndrangheta, la corruzione che rovinano l’Italia», ha detto ancora mons. Nunzio Galantino, rispondendo alle domande dei giornalisti. «È chiaro che chi tra gli immigrati delinque deve essere perseguito come se fosse un italiano – ha sottolineato – ma attenti a non avere questo sguardo strabico e poco intelligente. La malavita non ha assolutamente colore di pelle». A proposito dello «sciacallaggio economico e politico» sui migranti, di cui aveva parlato prima nel suo intervento, ha precisato: «Non voglio fare polemica con nessuno. Il bene quando esiste si impone da sé, non ha bisogno di mettersi in contrasto con qualcuno. Non sono ‘contro’ niente e nessuno ma solo ‘a favore’, perché la categoria ‘contro’ è sterile. Chi fa sciacallaggio lo riconosce da sé e raccoglierà i frutti che vuole. A noi interessa solo far capire che la strada del bene esiste. Ci sono tanti uomini e donne che il bene lo vogliono e per questo si spendono». La strada migliore per l’integrazione tra italiani e migranti, ha aggiunto, «è proprio la conoscenza. Bisogna conoscere e guardare negli occhi queste persone e questi bambini, per capire che è solo gente che ha bisogno di vivere una vita normale. Se abbiamo la possibilità di aiutarlo perché non farlo? Certo dobbiamo fare in modo che sia rispettata la nostra cultura, le nostre tradizioni, tutto ciò che fa dell’Italia un popolo accogliente, non un popolo di sfruttatori: non lo siamo e non possiamo esserlo».
Giro (Esteri), «la sfida è l’integrazione». «L’Italia non ha un problema di immigrazione, l’Italia ha un problema di integrazione. È stato diffuso tanto allarmismo che ha seminato odio ma questo non corrisponde alla realtà. Bisogna far entrare nella nostra vita sociale tante persone di cui abbiamo bisogno», ha affermato da parte sua il vice ministro degli esteri Mario Giro. «Benvenuti in Italia – ha detto Giro -, siamo sicuri che qui potete costruire il vostro futuro. In voi vediamo dei fratelli, per questo vi accogliamo». Il capo dipartimento del Ministero Interno, Gerarda Pantalone, ha augurato «alle 18 realtà territoriali dove saranno accolti i profughi» di poter «fare un percorso di vera integrazione, così il nostro territorio si arricchirà anche della vostra cultura e tradizioni».
Impagliazzo (Comunità Sant’Egidio), «polemiche politiche finiranno ma il futuro è nell’integrazione». «Non siamo qui per fare polemiche politiche, siamo qui per creare l’Italia di domani. Le polemiche finiranno ma l’integrazione sarà il nostro futuro», ha detto il presidente della Comunità Sant’Egidio Marco Impagliazzo, accogliendo i 113 profughi dei corridoi umanitari. «L’Italia sarà il vostro Paese e vedrete che vi troverete bene tra voi», ha affermato, esprimendo poi «gratitudine perché ci state già aiutando a rendere l’Italia un Paese migliore», «bello e accogliente che sa capire la sofferenza degli altri». «Le polemiche non costruiscono – ha precisato -, le risposte che stiamo dando creano l’Italia di domani. E voi sarete cittadini italiani tra qualche tempo e costruiremo insieme una Italia più bella».
Impagliazzo ha ricordato che «accoglienza e integrazione» sono le due vie indicate da Papa Francesco: «Non avrebbe senso accogliere senza integrare. Voi oggi siete accolti e già integrati, perché vi consideriamo già nostri fratelli, sorelle e figli. Grazie per ricordarci che il mondo è fatto di tanta sofferenza a cui si può dare una risposta. Non bisogna chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze ma rispondere con umanità».
La fondatrice e presidente di Gandhi Charity Alganesh Fessaha ha poi ringraziato il governo italiano, la Chiesa italiana, Caritas italiana, Comunità di Sant’Egidio, il governo etiopico e l’agenzia etiopica per i rifugiati Arra, che «ci è stata sempre vicino e ci ha aiutato a portare in Italia i profughi».