Firenze

Corpus Domini, la benedizione eucaristica del cardinale Betori dal sagrato del Duomo

Al termine della Messa, l’arcivescovo di Firenze – dopo un momento di adorazione eucaristica si è incamminato lungo la navata centrale della cattedrale e si è affacciato dal portone centrale: sulla piazza si era radunato un piccolo gruppo di fedeli e di turisti, che in questo fine settimana sono tornati a popolare (seppure in misura ridotta) le strade del centro. Le persone che avevano partecipato alla Messa sono invece rimaste in duomo. Tracciando il segno di croce con l’Eucarestia, il cardinale Betori ha fatto così giungere la benedizione su tutta la diocesi. Un modo per non far mancare il segno del Corpo e Sangue di Cristo, nella festa del Corpus Domini, non avendo potuto svolgere la tradizionale processione che, secondo il calendario diocesano sarebbe stata in programma per giovedì scorso.

Durante la Messa, nell’omelia Betori aveva citato alcune opere d’arte che raffigurano in modo particolare l’Eucaristia come dono del corpo di Cristo morto sulla croce, e deposto sull’altare: le statue di Baccio Bandinelli, scolpite per l’altare del duomo, che oggi si trovano in Santa Croce, la Deposizione del Pontormo nella chiesa di Santa Felicita, la Deposizione di Luco di Mugello di Andrea del Sarto ora agli Uffizi.  “Invito a tornare di fronte a queste immagini – ha affermato -, a tornarvi con gli occhi dei credenti per ricevere da esse, oltre al sentimento di stupore per la bellezza, quel messaggio di fede per cui sono nate: la fede nell’Eucaristia”.

“Assumere l’Eucaristia – ha aggiunto ancora Betori – significa impegnarci anche noi a una vita donata, assimilandoci a quel Gesù che si fa nostro cibo”. Questa esigenza fondamentale della vita cristiana, ha concluso, “torna con particolare urgenza oggi, dopo giorni in cui abbiamo toccato con mano come la vita dei fratelli possa essere salvata solo da chi se ne fa carico e si spende, si dona per essa. Una prospettiva che diventa però anche il seme insostituibile di ogni progetto futuro di comunità cristiana e di società civile. Solo facendoci cibo e bevanda gli uni per gli altri, tutti potranno trovare risposta alla loro fame e alla loro sete. L’alternativa sono le lacerazioni, le sopraffazioni, l’indifferenza da cui scaturiscono le paure, i conflitti, le marginalità che hanno finora accompagnato la società del profitto e degli scarti, non degli uomini e delle donne liberi e fraterni. Nell’Eucaristia troviamo i parametri di un progetto sociale davvero innovativo, quello di cui abbiamo bisogno per il nostro futuro. Un progetto davvero umano, perché misurato sulla figura della pienezza dell’umano, il Signore Gesù, ma anche un progetto per noi che siamo chiamati a crescere verso quella pienezza. Non per nostra capacità, ma per la presenza vivificante di Gesù, colui che ha voluto rimanere, Corpo e Sangue, in mezzo a noi, nostro cibo e nostra bevanda”.