Toscana
Coronavirus, Confesercenti oltre 1 milioni di imprese in Italia ancora ferme
“Le imprese hanno voglia di ripartire: quelle per le quali il lockdown finisce e ancor più quelle a cui è stato imposto di attendere il 18 maggio o addirittura il primo giugno”, afferma Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, nel sottolineare che “la voglia di ripartire è più forte del timore di non ricevere gli aiuti attesi”. “E’ stato sufficiente dare la possibilità a bar e ristoranti di lavorare per asporto – dichiara – che le città si sono accese. Bisogna però fare di più per loro. A partire dall’attuazione delle misure di sostegno: quelle promesse lo scorso marzo e non ancora arrivate; quelle del decreto di aprile, che non si sono ancora viste; la sicurezza di un rimborso a fondo perduto proporzionato alle perdite subite”.
La ripresa, infatti, coinvolge solo una piccola quota di attività, ed esclude quasi 140 mila imprese del commercio ambulante, 120 mila negozi di moda e calzature, ambulanti che non vendono alimentari o prodotti per la casa, oltre 28 mila negozi specializzati in mobili, arredamento per la casa, più di 13 mila attivi nella vendita di giochi, articoli per sport e campeggio, oltre 2.600 campeggi e villaggi turistici a cui si sommano oltre 100 mila altri negozi di tipologia varia. Bloccato anche il mondo dei servizi alla persona e del benessere: circa 30.000 tra parrucchieri, barbieri, estetisti etc. Ferme anche le 33 mila imprese della ricettività alberghiera, le oltre 180 mila dell’extralberghiero – dai B&B alle case vacanze e agli ostelli – e le oltre 12 mila agenzie di viaggio e i circa 230 mila agenti di commercio.
Il fermo si inserisce in un quadro drammatico per i consumi. Quest’anno la spesa diminuirà di quasi 3 mila euro a famiglia, riportandoci ai livelli del 1999. E la flessione si concentrerà soprattutto su commercio e turismo: alberghi, ristoranti e pubblici esercizi vedranno sfumare circa 25 miliardi di euro di ricavi, altri 13 miliardi saranno persi nel comparto della ricreazione e della cultura, mentre la caduta nei settori dell’abbigliamento e calzature e dei mobili ed elettrodomestici è di circa 11 miliardi.
“La ripartenza – commenta la De Luise – potrebbe però essere l’occasione per una modernizzazione del Paese”. Due le proposte avanzate da Confesercenti. La prima: “offrire incentivi alle imprese per metterle nelle condizioni di adottare su scala massiva i sistemi di pagamento elettronico, che riducono i rischi di contagio”. La seconda: “sostenere le attività nell’organizzare l’economia della distanza attraverso la creazione di reti commerciali di prossimità, centrate sull’utilizzo di piattaforme digitali che garantiscano la fruizione in sicurezza dei servizi e invertano in questo modo la tendenza alla desertificazione delle città”.