Sarà lanciato la prossima settimana un appello d’emergenza della rete internazionale Caritas, pari a 20 milioni di euro. Probabilmente sarà suddiviso in otto appelli diversi, per ciascun Paese africano coinvolto nella carestia e siccità nel Corno d’Africa. Lo anticipa oggi al SIR Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana. Si sta compiendo un grande piano di aiuti complessivo per il primo trimestre che dovrebbe ammontare a 20 milioni di euro per i 5 Paesi più colpiti (Somalia, Gibuti, Etiopia, Kenya ed Eritrea) e i 3 Paesi a rischio (Uganda, Sud Sudan e Tanzania), spiega in una intervista (clicca qui). Secondo Beccegato le cifre stanziate finora dalla comunità internazionale probabilmente sono sottostimate, se è vero che è la più grave siccità degli ultimi 60 anni in Africa, in un territorio molto vasto e in una zona già estremamente provata da guerre o altri gravi problemi. Sarà necessario lavorare anni afferma -. Poi dovrà essere fatta una politica diversa rispettando la Convenzione Onu contro la desertificazione, con un impegno maggiore in ambito rurale, senza strumentalizzare questa situazione inviando sementi ogm, rischiando di creare dipendenza. Su questo punto la Chiesa del Kenya, ad esempio, è molto contraria. Bisogna fare un intervento qualitativo e quantitativo per il bene di questi popoli e non per nostri secondi fini. Beccegato sottolinea soprattutto il tema dell’efficacia degli aiuti, per evitare che finiscano nelle mani sbagliate: Secondo noi bisogna coinvolgere soprattutto le basi: non solo i governi e i politici, ma anche gli enti locali, le società civili, per una capillarità della presenza e per il coinvolgimento dei contadini, dei villaggi, delle comunità rurali. L’intervento deve essere ben pianificato e partecipato. Il responsabile di Caritas italiana raccomanda anche di aprire corridoi umanitari in Somalia, ma che siano effettivamente garantiti e mantenuti per molti mesi, altrimenti ci sarà una catastrofe umanitaria. A livello mediatico, invece, constata come la crisi sia già stata dimentica dai grandi media mainstream. La notizia è stata lanciata solo quando ne ha parlato il Papa all’Angelus e con l’appello della Fao. Ma se scende l’attenzione mediatica si riduce anche quella politica. Perciò la responsabilità dei media è almeno pari a quella della politica.Sir