Firenze
Coppie giovani, con lavori precari: sono loro i “nuovi poveri” secondo il rapporto della Caritas di Firenze
La Caritas di Firenze in collaborazione con la Fondazione Solidarietà Caritas Onlus lancia una serie di report per offrire un quadro aggiornato dei fenomeni di povertà della diocesi. Un appuntamento mensile, che dopo un’analisi della situazione del nostro territorio, traccia nel secondo numero, l’identikit del nuovo povero e i suoi bisogni. Secondo lo studio condotto da Caritas Firenze, il profilo del nuovo povero è quello di coppie giovani, più italiane che straniere, con figli (spesso soltanto uno), con un solo reddito o anche con due redditi di cui uno o entrambi precari, che si sono trovati a seguito dell’arresto delle attività con una drastica riduzione delle entrate. Tra i più colpiti, i commercianti, i lavoratori autonomi o soggetti impiegati in attività in nero, nel turismo, nella ristorazione o nei servizi scarsamente qualificati, ma anche lavoratori stabili addetti ad imprese private.
Con riferimento alla cittadinanza, per quanto le persone straniere continuino ad essere complessivamente la maggioranza, si conferma un trend in crescita per i cittadini italiani che rappresentano ormai il 26,4% del totale (erano il 25,8% nello stesso periodo del 2019).
Dall’indagine emerge anche come l’attivazione di una solidarietà diffusa, che ha visto una strettissima collaborazione tra pubblico e privato sociale, abbia spinto verso la Caritas persone che, pur vivendo al limite dell’indigenza, in passato si erano sempre trattenute dal compiere questo passo per paura di essere stigmatizzate. In questo senso il contatto telefonico, che talvolta ha svuotato della sua missione l’attività dei Centri d’Ascolto, può aver contribuito all’emersione del fenomeno.
Per quanto attiene gli interventi attivati da Caritas, la voce nettamente prevalente è quella dei beni e servizi materiali, ovvero quella dei pacchi alimentari, che è cresciuta dal 21,8% del 2019 al 50% del 2020 passando, in termini assoluti, da 3.121 a 3.551. A questo proposito, i dati rilevano come a fronte di un sostanziale dimezzamento degli interventi complessivi (da 14.307 a 7.107), che non si riferisce tanto a ciò che è stato fatto ma a quanto è stato possibile registrare nel corso dell’emergenza, il numero di interventi legati all’erogazione dei pacchi è cresciuto non solo in termini percentuali ma anche in numeri assoluti
In conclusione lo studio evidenzia che, se durante il lockdown, a predominare è stata la fragilità delle risorse alimentari, in questa seconda fase i Centri d’Ascolto si troveranno ad affrontare l’onda lunga della crisi che già comincia a manifestarsi attraverso nuove richieste legate al pagamento delle utenze e dell’affitto.
L’iniziativa dei report mensili, a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria degli ultimi mesi, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.
I report sono il frutto delle richieste che arrivano ai centri di ascolto e ai servizi della Caritas e documentano come rispetto al periodo pre-Covid sia aumentata la necessità di beni primari come cibo, medicine, vestiti. Ma anche di aiuti economici per il pagamento di bollette, affitti, spese per la casa, e psicologici.
“Ciò che proponiamo come Osservatorio – afferma Riccardo Bonechi, direttore della Caritas diocesana – è una lettura dei fenomeni che si sono registrati in relazione alla pandemia. Tanti nuovi poveri hanno infatti bussato alle nostre porte e non è stato semplice rispondere a tutti, ma grazie al prezioso lavoro degli operatori della Fondazione e dei volontari – sottolinea – siamo riusciti a garantire l’apertura dei nostri servizi e ad essere vicini a tutti coloro che si trovano nel bisogno”. “Come Caritas – conclude Bonechi – per noi resta fondamentale la costruzione di relazioni con le persone incontrate perché solo da questo, possiamo ridare loro fiducia nel futuro ed essere punto di rifermento nei momenti di sconforto e di solitudine”.