Vita Chiesa
Cop: Dianich, «Nella Chiesa servono strutture di partecipazione responsabile»
«Occorre inquadrare la missione della Chiesa all’interno di una società ormai pluralista», ha osservato Dianich, per il quale «il rischio è quello di operare ancora al di dentro di un quadro mentale riferito ad un vecchio mondo, dove la società era fondamentalmente cristiana». Secondo il teologo «il mondo non si trasforma attraverso l’esercizio del potere, bensì attraverso quello dell’amore: è questa la via di Gesù». «Conversione e riforma sono concetti da non sovrapporre», ha aggiunto Dianich, evidenziando che «la conversione riguarda un cammino di santità della persona» mentre «la riforma riguarda gli ordinamenti, le procedure, le prassi delle istituzioni ecclesiastiche». Dal Concilio Vaticano II, ha ricordato il teologo, si sono imposte «l’attuazione della collegialità episcopale» e «la creazione di strutture sinodali nella chiesa locale al livello della diocesi e della parrocchia». Richiamando le parole di Papa Benedetto XVI – per il quale nell’esercizio del magistero i fedeli laici non dovrebbero essere «soltanto fruitori ed esecutori passivi», ma «collaboratori preziosi dei pastori nella sua formulazione» – Dianich ha concluso auspicando che non si lasci «vuoto il grande spazio intermedio fra l’inizio, la partecipazione di tutti all’evangelizzazione da cui nasce la Chiesa e la partecipazione dei fedeli alla celebrazione eucaristica, che è ne è ‘culmen et fons’».