Vita Chiesa
Cooperazione missionaria: formazione e spiritualità
I lavori sono in corso alla Domus Pacis di Assisi. Ne parliamo con don Giuseppe Pizzoli, direttore generale della Fondazione Missio.
“L’annuncio missionario non nasce esclusivamente dall’entusiasmo personale e non è nemmeno un moto spontaneistico. Il tema di questi giorni, ‘Cuori ardenti, piedi in cammino’, aiuta comprendere che la testimonianza del Vangelo nelle nostre città e per le strade e del mondo, nasce da un significativo e profondo incontro con Gesù. Così come avvenne per i due discepoli di Emmaus. È il Signore che aiuta a rileggere la propria esperienza e a dare una svolta alla vita”. Don Giuseppe Pizzoli, direttore generale della Fondazione Missio, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana, racconta al Sir il tema delle Giornate di spiritualità missionaria in corso alla Domus Pacis di Assisi.
Il programma delle giornate assisane è intenso. Meditazioni bibliche, relazioni, dibattiti, liturgie.
Molti scambi informali: sono presenti missionarie e missionari con esperienze in tutto il mondo, responsabili e volontari dei centri missionari diocesani; laici, religiose, sacerdoti. “Molti giovani – riprende don Pizzoli – hanno fatto esperienze missionarie questa estate; a loro sono stati proposti percorsi di formazione dai nostri centri diocesani. Per vivere questo servizio al Vangelo non basta avere qualche notizia geografica o culturale; occorrono chiavi di lettura del vissuto locale, conoscere le società locali e le Chiese che si incontreranno. E prima ancora si tratta di mettersi in ascolto della volontà di Dio sulla nostra vita. Per questo parliamo di vocazione. E per questa ragione la formazione è importante: ci si prepara a incontrare Gesù stesso nella vita delle persone”.
Fra gli argomenti affrontati alla Domus Pacis quest’anno figura la liturgia: perché?
“Sì, è vero, per la prima volta affrontiamo anche il tema della liturgia. Perché quando si parla di missioni si pensa, e giustamente, all’annuncio della Parola, a tante opere di carità. Ma il tema del messaggio del Papa per la Giornata missionaria di quest’anno – spiega il direttore di Missio – invita a mettere al centro l’incontro con Cristo, affinché le parole di Gesù abbiano senso vero e missionario. La liturgia è il momento più alto dell’incontro con il Signore; nel percorso della maturazione missionaria, che è di tutti i battezzati, ‘stare’ con Gesù è fondamentale. Per questo è altrettanto essenziale che la liturgia parli al cuore dei giovani, delle donne e degli uomini di oggi. C’è la percezione che oggi la messa non sia sempre vissuta appieno, così da far ‘ardere i cuori’ come è successo ai discepoli di Emmaus, i quali scoprono la loro chiamata missionaria proprio nello spezzare del pane da parte di Gesù. Ecco, è essenziale che la liturgia nelle nostre comunità abbia il carattere di svelamento e di incontro con Gesù”.
Torniamo alla formazione, uno degli impegni prioritari della Fondazione Missio.
“Abbiamo bisogno di imparare a mettere in pratica il Concilio”, osserva Pizzoli. “Ci ha aperto mille strade… La missione ha assunto con il Vaticano II carattere centrale nella vita della Chiesa, ma per noi è ancora troppo spesso un’appendice. Un accessorio. Il Concilio ci aiuta a cogliere le sfide del nostro tempo, e la grande provocazione missionaria va in quella direzione: condividere con l’umanità intera il dono e la grazia dell’amore di Dio. Lo ha ribadito a chiare lettere Papa Francesco nella Evangelii Gaudium; ce lo ricorda ogni volta nei messaggi per la Giornata missionaria: ciascuno è discepolo-missionario. E per questo occorre una conversione, cambiare mentalità”.
Ad Assisi si incontrano diversi missionari in vacanza per qualche tempo in Italia.
Dopo anni e anni in missione sentono ancora l’esigenza della formazione. “È davvero esemplare – dice don Pizzoli – questa loro presenza. Hanno a cuore il servizio al Vangelo e all’umanità E sono qui per crescere, crescere ancora nella fedeltà alla Parola del Signore, al suo invito a portare la buona notizia fino ai confini della Terra”. Tra loro il vescovo di Istanbul, alcuni giovani, una suora appena giunta dal Mozambico, testimone dell’uccisione di suor Maria De Coppi. Un’altra religiosa rientrata dopo 30 anni in Guinea Bissau, una coppia di giovani sposi ambrosiani, con i due figlioletti, già fidei donum in Perù. “È davvero sorprendente. Avrebbero mille cose da insegnarci, eppure sono qui perché mantengono viva la coscienza che siamo sempre in cammino, che c’è sempre da imparare. Mettendosi in ascolto di Gesù. Come i discepoli di Emmaus”.