Vita Chiesa

CONVEGNO SU FRONTIERE GENETICA: MONS. FISICHELLA: «RISCHIO DI UNA DERIVA EUGENETICA»

“Il rischio di una deriva della genetica non è solo un richiamo teorico”, ma “appartiene, purtroppo, a una mentalità che tende lentamente ma inesorabilmente a diffondersi”. A denunciarlo è stato mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, durante la conferenza stampa di presentazione del Congresso “Le nuove frontiere della genetica e il rischio del’eugenetica”, promosso dal citato organismo pontificio il 20 e 21 febbraio. Il termine di “eugenetica”, ha osservato il vescovo, “sembra relegato al passato e il solo richiamo terminologico fa inorridire”, ma “un sottile formalismo linguistico unito a una buona pubblicità sostenuta da grandi interessi economici fa perdere di vista i veri pericoli sottesi e tende a creare una mentalità non più in grado di riconoscere l’oggettivo male presente e formulare un giudizio etico corrispondente. Avviene così che mentre sembra non esserci più posto nelle nostre società democratiche, rispettose per principio della persona, l’eugenetica messa al bando nell’uso terminologico ricompaia nella pratica in tutta buona coscienza”. Scopo del Congresso, dunque, “sarà quello di verificare se all’interno della sperimentazione genetica sono presenti aspetti che tendono e attuano di fatto un’azione eugenetica”, che “mostra il volto consolatorio di chi vorrebbe migliorare fisicamente la specie umana”.La deriva eugenetica, per Fisichella, “si esprime in diversi progetti di ordine scientifico, biologico, medico, sociale e politico”, in nome di una presunta “normalità” di vita. “Questa mentalità certamente riduttiva, ma presente – è il grido d’allarme dell’esponente vaticano – tende a considerare che ci siano persone che hanno meno valore di altre, sia a causa della loro condizione di vita quali la povertà o la mancanza di educazione, sia a causa della loro condizione fisica ad esempio i disabili, i malati psichici, le persone in cosiddetto stato vegetativo, le persone anziane con gravi patologie”. Di qui il “necessario confronto tra le diverse istanze”: “Se da una parte – ha ammonito Fisichella – la tentazione di considerare il corpo come materia è spesso facile da riscontrare in alcuni, dall’altra, la preoccupazione perché mai si dimentichi l’unità fondamentale di ogni persona, che non è mai riducile alla sola sfera materiale, è una istanza che non può essere emarginata né sottaciuta”. Quello che ci aspetta è dunque “un futuro carico di incertezze”: “Certo può crescere e deve progredire la ricerca per poter dare sollievo a ogni persona – ha concluso Fisichella – ma nello stesso tempo si è chiamati a far crescere e progredire la coscienza etica senza della quale ogni conquista rimarrebbe sempre e solo parziale”.“Il sequenziamento del genoma umano ha rappresentato solo la tappa iniziale di un processo che necessiterà di essere integrato dalla conoscenza dei meccanismi di interazione tra i geni, e tra essi e l’ambiente, nonché dalla comprensione dei complessi meccanismi di regolazione genica, durante lo sviluppo e la vita postatale”. A farlo notare è stato Bruno Dalla Piccola, docente di genetica all’Università “La Sapienza” di Roma”, intervenuto alla presentazione del Congresso “Le nuove frontiere della genetica e il rischio della’eugenetica”. “Ogni tentativo di semplificazione di un progetto che, per la sua stessa natura, è molto complesso, significa fare un cattivo uso della genetica”, ha ammonito il genetista, per il quale “l’uomo è la sommatoria degli effetti delle caratteristiche ereditate al momento del concepimento e dell’ambiente”. Di qui la necessità di “essere critici tanto nei confronti dei ‘riduzionisti’, che ritengono che il sequenziamento del genoma umano sia sufficiente a chiarire il senso della vita umana, quanto nei confronti dei ‘deterministi’, che credono di riuscire a predire, solo attraverso la lettura del Dna, il destino biologico di una persona”. “In un’epoca di disumanizzazione della medicina”, ha concluso Dallapiccola, il “riconoscimento della variabilità biologica” aiuta “a guardare ad ogni paziente non più come ad un numero, ma come ad una persona”.“La genetica ci ha messo a disposizione strumenti straordinari, ma che vanno governati”. Lo ha detto il genetista Bruno Dallapiccola, rispondendo alle domande dei giornalisti. “Attraverso Internet –ha detto Dallapiccola – è possibile oggi entrare in contatto con numerose organizzazioni che vendono analisi genomiche che non hanno alcun fondamento scientifico”: di qui la necessità di una “corretta e capillare informazione”, ad esempio per quanto riguarda i test prenatali. La diagnosi preimpianto, in particolare, secondo Dallapiccola “è una tecnica altamente fallace, problematica, di scarso successo, che può indurre patologie, ed il cui obiettivo è arrivare ad una diagnosi per inseguire il mito di una perfezione che non esiste”. L’amniocentesi è ammessa dalla Chiesa cattolica? Interpellato dai giornalisti, mons. Ignacio Carrasco de Paula, cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita, ha risposto: “Non credo che sia un problema se la Chiesa l’accetti o no. Ci sono delle linee-guida per una corretta applicazione:se ci sono delle regole per una buona pratica clinica, vuol dire che esiste una cattiva pratica clinica, ma non è tema di competenza del magistero della Chiesa”. ”Il rischio molto elevato di procurare aborto – ha concluso mons. Carrasco – va tenuto presente: la Chiesa interviene quando si parla di abuso, di rischio non eticamente supportato”.Sir