Vita Chiesa

CONVEGNO SU 40 ANNI «GAUDIUM ET SPES»; RICCARDI: LA CHIESA HA OCCHI APERTI SU TUTTO IL MONDO

“Da più parti si è sottolineato come la cultura politica e sociale della Gaudium et Spes sia stata superata; ma persiste lo sfondo decisivo: la Chiesa nella prospettiva della storia. Infatti con questo documento la Chiesa si dichiara dentro i problemi della storia. Non è possibile parlare della Chiesa senza evocare problemi, situazioni, contesti del mondo contemporaneo”. Con queste parole Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha aperto la seconda giornata del convegno, promosso a Roma (fino al 18 marzo) dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, a 40 anni dalla promulgazione della Costituzione pastorale del Vaticano II “Gaudium et Spes”.

“Al di là del contesto della guerra fredda in cui nasce, la ‘Gaudium et Spes’ coglie il movimento di unificazione del pianeta che va sviluppandosi, dove tutto si vede e tutto facilmente si raggiunge. C’è nella Costituzione il senso del destino universale dei popoli, che viene dall’antica tradizione della Chiesa, ma pure la percezione che fosse in atto un processo che oggi chiameremmo di globalizzazione. Tutto questo comporta delle domande: il progresso, lo sviluppo tecnologico, ponevano strumenti in mano all’umanità tali da incidere profondamente sul suo destino, forse non doveva la Chiesa parlarne?”.

La Chiesa, ha proseguito Riccardi, “ha occhi aperti su tutte le situazioni nel mondo, e le è impossibile chiudersi in comparti nazionali o etnici. Pertanto, l’indicazione del documento è che la Chiesa deve trascendere le frontiere istituzionali attraverso l’universalismo evangelico. C’è anche una conseguenza istituzionale dell’assunzione della prospettiva della ‘Gaudium et Spes’, la creazione del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace per un’attività che non coincide con la diplomazia vaticana, ma con quella pastorale di altri dicasteri”. Con la “Gaudium et Spes” – ha ancora detto Riccardi – “si vogliono proporre linee guida all’azione per lo sviluppo: l’impegno dei Paesi ricchi per la cooperazione, l’investimento sulla piena espansione umana dei cittadini, il coordinamento della Comunità internazionale”. “

Emerge con chiarezza che la Chiesa ha molto da dire al mondo – ha rilevato il card. Francis Arinze, moderatore della sessione nel concludere gli interventi che si sono susseguiti nella mattinata – sulla varietà dei temi che ogni giorno incontra: nella famiglia, nella società e a livello internazionale”.Sir