La passione educativa che Gesù mostra in ogni suo incontro non può essere compresa altrimenti che a partire dal suo amore, dal suo amore per la vita, per la vita di tutti gli uomini. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervenuto oggi al convegno Cei su catechisti ed educazione, in corso a Bologna. Ogni atto educativo non può avere altra sorgente che l’amore, ha proseguito il cardinale, e la Chiesa, scegliendo di riflettere sul compito dell’educazione, non ha altra motivazione che l’amore per la vita che ha appreso dal suo Signore. Si educa perché si ritiene la vita dell’altro meritevole di attenzione, di cura, perché la si ritiene preziosa, più preziosa addirittura della propria. Per il card. Bagnasco, la riscoperta dei fondamenti di una educazione è anelito di tanti, dentro e fuori la Chiesa, come dimostra il consenso che si è spontaneamente creato nel nostro Paese sul tema dell’educazione, ad esempio in numerosi interenti della stampa laica. Le famiglie, da parte loro, dichiarano di aver spesso smarrito i punti di riferimento educativi, e lo smarrimento, il timore, a volte anche la paura di educare riguarda anche la scuola, incapace di scommettere sulla passione e la qualità dell’educazione.I catechisti, di cui voi siete i responsabili nelle diverse diocesi, sono un’importante testimonianza dell’amore che la Chiesa ha per la vita, ha proseguito il cardinale, secondo il quale è tramite il loro servizio che i genitori comprendono di non essere abbandonati dalla Chiesa quando si trovano a misurarsi con la crescita dei loro figli, bensì trovano al loro fianco tutto il popolo di Dio che li sostiene nella loro missione. Noi siamo preoccupati ha affermato il presidente della Cei del tenue legame che può esistere tra le famiglie e la Chiesa, ma dobbiamo imparare ad essere ancor più preoccupati del legame stesso dei genitori con i loro figli. Tutto ciò, a partire dalla consapevolezza che le famiglie, spesso silenziosamente come ai tempi di Gesù, domandano oggi un sostegno educativo, desiderano maturare punti di riferimento per non scoraggiarsi nella loro missione e per non essere travolte dalla mentalità corrente. Di qui l’importanza dell’attuale decennio pastorale della Cei, dedicato all’educazione, per ribadire che una delle responsabilità più importanti degli adulti genitori, catechisti, l’insieme della società civile è precisamente quella di trasmettere la vita, la cultura, i valori, la fede che abbiamo ricevuto in dono. La società italiana nel suo insieme ha bisogno di figure autorevoli di genitori, di docenti, di catechisti, di laici, capaci di porsi come punti di riferimento nel difficile compito educativo. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella lectio magistralis tenuta oggi a Bologna, durante il Convegno dell’Ufficio catechistico. Secondo il cardinale, è palpabile l’attesa di persone preparate ed appassionate che svolgano con grande senso di responsabilità la loro missione, e il compito della catechesi consiste nel formare alla fede, non nel presupporla, senza spaventarsi che il confine tra primo annuncio e catechesi dell’iniziazione cristiana sia oggi così labile. La fede non può nascere e svilupparsi semplicemente come auto-maturazione o auto-formazione dell’uomo, ha ammonito il cardinale, facendo notare che proprio nella maturazione delle relazioni più importanti l’uomo ha bisogno dell’autorità. Il rapporto educativo è infatti caratterizzato da una asimmetria, in virtù della quale, ad esempio, i genitori non hanno semplicemente generato i figli, ma sono all’origine della loro maturazione, avendoli accompagnati nella loro crescita. Da un lato la fede, pur essendo profondamente presente nel popolo italiano è, al contempo, anche avversata con una critica, come è stato notato da attenti analisti anche laici, che non mira semplicemente a questo o quell’aspetto odierno della Chiesa, ma la pone in discussione fin nei suoi fondamenti, a partire dalla stessa messa in discussione della rilevanza della questione di Dio, dell’opportunità che di lui si parli nella sfera pubblica. E’ l’analisi del card. Angelo Bagnasco, che nella lectio magistralis di oggi a Bologna ha fatto notare che queste critiche, ma forse ancor più la diffusa ignoranza in materia, rendono evidente che l’educazione alla fede deve partire non da argomento secondari, ma precisamente dai temi più importanti dell’annuncio cristiano. Senza trascurare, però, la peculiarità della tradizione italiana, che si caratterizza e deve continuare caratterizzarsi – come compagnia affidabile, come ambiente in cui maturare la fiducia e l’amore. Il riferimento del presidente della Cei è alle parrocchie, agli oratori, alle associazioni e ai movimenti, ma anche alle attività caritative e alla vita liturgica.Sir