Italia

CONVEGNO 150° UNITÀ D’ITALIA: MONS. MIGLIO, GUARDARE AL PAESE IN UNA PROSPETTIVA UNITARIA; IL SALUTO DI NAPOLITANO

(Genova) – “Guardare al Paese, alla ricerca di un’Agenda di speranza, in una prospettiva unitaria”. Questo il monito lanciato da mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, al convegno sui 150 anni dell’Unità d’Italia, dal titolo “L’Unità nazionale: memoria condivisa, futuro da condividere”, organizzato oggi a Genova dal Comitato e dall’arcidiocesi ligure. “L’Italia unita, in questo passaggio critico, potrebbe giocare un ruolo che nessuna sua singola componente può svolgere da sola”, ha aggiunto il vescovo, ricordando che “occuparsi dell’Italia e discernere il bene comune a partire dal Paese intero non è scontato” e “chiede ragioni”. Come “agli inizi della nostra storia repubblicana, quando la società italiana versava in non minori difficoltà, sapemmo dare un contributo essenziale all’evolversi delle relazioni internazionali, a partire dallo scacchiere europeo”, così “in questo momento è ancora un volta urgente riscoprire e sviluppare l’eredità della grande politica estera europea dell’Italia del secondo dopoguerra”. “Una politica e una cultura – ha precisato – che, guardando con realismo oltre lo stato nazione, immaginarono ed edificarono tra l’altro le fondamenta di quella che oggi è l’Unione europea”. “Il processo di globalizzazione investe pesantemente l’Italia”, “ne svela le risorse”, ma anche “ne mette in luce le tensioni, gli errori, le omissioni e i ritardi accumulatisi da molto tempo”. Intervenendo al convegno sui 150 anni dell’Unità d’Italia, mons. Arrigo Miglio, ha messo in evidenza come l’Italia si trovi “ad affrontare le prove della globalizzazione da media potenza declinante”. “Il divario tra Nord e Sud d’Italia – ha rimarcato – è solo una delle possibili prospettive sintetiche sulle tensioni che la globalizzazione, passivamente subita, aggrava”. Vi sono anche “le tensioni tra aree urbane di ben diversa qualità civile, il sensibile declino dell’Italia centrale o dell’area tirrenica rispetto a quella adriatica”, come pure i “mediamente bassi, e drammaticamente diversificati, livelli di capitale sociale dei nostri territori”. A fianco di questo scenario, tuttavia, mons. Miglio ha messo in rilievo come l’Italia sia “una grande risorsa”. Pertanto, “non possiamo né vogliano rinunciare” all’idea “che una comunità come quella italiana possa ancora essere un perno di una ‘città’”. “La nostra nazione – ha concluso – ha saputo generare, sostenere , abitare e dare identità a città davvero aperte e ospitali, e anche a ciò la Chiesa e i cattolici hanno fornito, e ne hanno ricevuto, un grande apporto”. “Il contributo dei cattolici può risultare essenziale al fine di promuovere quel confronto aperto e costruttivo tra diversi orientamenti che è cruciale per l’attuazione delle necessarie riforme istituzionali e per il perseguimento di obiettivi d’inclusione sociale e integrazione culturale”. Così si è espresso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, in occasione del convegno su “L’unità nazionale: memoria condivisa, futuro da condividere”. Il presidente Napolitano ha ricordato “il grande contributo che la Chiesa e i cattolici hanno dato, spesso pagandone alti prezzi, alla storia d’Italia e alla crescita civile del Paese”, sottolineando che “anche dopo la formazione dello stato unitario l’intero mondo cattolico, sia pure non senza momenti di attrito e di difficile confronto, è stato protagonista di rilievo della vita pubblica”. “L’intensa partecipazione dei cattolici alla vita pubblica italiana è stata a sua volta preziosa e feconda per il rinnovamento dell’insieme del movimento cattolico e delle stese istituzioni ecclesiali”, ha poi aggiunto, ricordando le figure di don Luigi Sturzo, Alcide de Gasperi e Vittorio Bachelet, “che seppero parimenti impegnarsi nella vita della Chiesa e delle istituzioni statuali”.Sir