Opinioni & Commenti
Contro l’abuso di chat e social insegnare internet tra i banchi
Le nuove tecnologie sono in realtà una grandissima opportunità ma vanno sapute usare con piena consapevolezza affinché non diventino un pericolo: episodi come quelli avvenuti a Siena devono indurre tutti gli attori coinvolti (genitori, insegnanti, nonni, operatori dell’infanzia e istituzioni pubbliche) ad «allenare» i ragazzi a sviluppare quanto prima uno spirito critico e una capacità di discernimento autonomi.
Siamo in una nuova epoca già rispetto a 10 anni fa: il mondo si evolve a una velocità incontrollabile e noi dobbiamo adeguarci ai cambiamenti, dobbiamo cercare di intuirli precocemente e governarli, soprattutto quando ci occupiamo di tutela e promozione dei diritti dei bambini. Cyberbullismo, sexting, grooming, snapchatting sono termini e fenomeni che 10 anni fa non esistevano o che ignoravamo.
Dei rischi legati alla rete, del resto, se ne sono accorti anche i grandi colossi del web, come ha ricordato anche il Ceo di Apple, Tim Cook, presente a Firenze qualche settimana fa, parlando delle fake news e di come esse possano non solo condizionare il quotidiano di tutti noi ma anche rappresentare una minaccia per governi e democrazie.
Quello che l’Istituto degli Innocenti fa ormai da molti anni nell’ambito della sua mission istituzionale – anche in proficua collaborazione con la Regione Toscana, il Corecom Toscana e altre pubbliche amministrazioni – è quello di indirizzare, guidare e accompagnare i bambini e i ragazzi che utilizzano internet in un percorso di conoscenza. Un percorso che li aiuti a distinguere il vero dal falso, la realtà dalla finzione, ciò che è lecito da ciò che non lo è.
Internet non è un «mostro da demonizzare» ma un’opportunità da cogliere con un utilizzo consapevole e responsabile. In questo ambito, di recente, l’Istituto ha peraltro contribuito a realizzare la campagna nazionale di comunicazione «Stop al Cyberbullismo», realizzata dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e rivolta ai genitori, sia per i casi in cui abbiano un figlio vittima di bullismo sia per quelli che abbiano invece un figlio «bullo» negli ambiti in cui la violenza passi attraverso la Rete.
I ragazzi vanno aiutati a usare bene le nuove tecnologie e non possono essere lasciati soli alle prese con il mondo virtuale.
In questo quadro, si inserisce il protocollo d’intesa per la la realizzazione e la divulgazione del «Patentino Digitale», progetto promosso dal Corecom della Toscana in collaborazione con Regione Toscana, Istituto degli Innocenti, Polizia postale e Ufficio scolastico regionale.
Questo progetto (che prevede una formazione specifica di 8 ore rivolta a ragazzi di alcune scuole secondarie di primo grado della Toscana e anche ad adulti) nasce dalla convinzione che, come per qualsiasi altro strumento, sia necessario acquisire abilità, conoscenze specifiche e consapevolezza anche per muoversi con prudenza e accortezza tra le difficili pieghe del mondo digitale.
Il «Patentino Digitale» rappresenta un primo importante intervento. Ma, forse, possiamo fare qualcosa di ancora più strutturato ed universale. Pensiamo, infatti, che, così come l’educazione civica, anche l’«educazione a internet», dovrebbe entrare nei programmi scolastici sin dalla scuola primaria. Non possiamo lasciare questo specifico compito educativo solo alla buona volontà e all’impegno di alcune istituzioni pubbliche, dei singoli istituti scolastici o di singoli insegnanti o dei genitori. L’educazione a internet dovrebbe diventare quanto prima una vera e propria materia di studio «obbligatoria» che si insegna nelle scuole e, quindi, diviene parte integrante della formazione scolastica dei nostri ragazzi.
*direttore generale dell’Istituto degli Innocenti di Firenze