Vita Chiesa

Consulta Ufficio catechistico: mons. Crociata, l’importanza degli «Orientamenti»

Gli Orientamenti per la catechesi, infatti, «non sono effetto di una smania di ‘cose nuove’ né della volontà di produrre un documento purchessia, ma – ha precisato il presule – risposta all’esigenza di aiutare un contesto pastorale» ad «aprirsi con fiducia e coraggio alla novità che si è prodotta con il mutamento dell’ambiente sociale e culturale in cui operiamo». Gli Orientamenti, dunque, «non vogliono essere la panacea per ogni male, ma espressione della scelta operata di occuparsi dell’atto catechistico nel contesto (adulti ed evangelizzazione, primo annuncio, iniziazione cristiana, formazione dei catechisti), nella consapevolezza che la catechesi non può ‘dire/fare tutto’ e che nello stesso tempo essa rimane l’attività che maggiormente qualifica le parrocchie».

Riflettendo sulla catechesi nel contesto della nuova evangelizzazione, monsignor Crociata ha evidenziato che «anche nel nostro Paese l’orizzonte culturale e religioso, che non preclude ancora di adottare la categoria di cattolicesimo popolare per designarlo, non sopporta più la stanca ripetizione di moduli abitudinari propri di una pastorale stanziale e centrata su servizi religiosi pensati nel quadro di una società ancora largamente cristiana». Per questo, «il ripensamento della presenza e dell’azione pastorale della Chiesa in questa stagione riposiziona necessariamente anche la proposta catechistica». Ma, ha avvertito il segretario generale della Cei, «con un certo spirito di saggia concretezza, va accolto l’invito ribadito dai vescovi a ritenere concluso il tempo delle sperimentazioni».

In questo senso «si tratta di pensare un tempo di maggiore convergenza – dentro un quadro che non vuole e non deve essere di omologazione – su dei nodi pastorali che vanno posti come presupposto e che sono proprio quelli maturati nelle sperimentazioni». Secondo il presule, «sarebbe importante cogliere come un segno di grande apertura, poi, il Laboratorio sul Primo annuncio che gli Orientamenti desiderano promuovere, nonché il tema di una formazione dei catechisti che non sia episodica, infantile e lontana da una vera azione qualificata».

Monsignor Crociata ha voluto anche «ricordare come l’istanza educativa che stiamo portando avanti in questo decennio offra uno scenario più ampio, in cui la catechesi naturalmente si coniuga in modo integrato con le altre attività pastorali, favorendo così una maturazione di quelle istanze che sono emerse dal Convegno di Verona ma che ancora non hanno trovato cantieri concreti in cui edificarsi». Per il segretario generale della Cei, abbiamo, inoltre, «il compito di coniugare la necessaria elaborazione teorica, concettualmente coerente e rigorosa, con la concretezza delle istanze e delle attese che salgono dalle condizioni di vita e dalla situazione sociale e culturale dell’epoca presente; e, ancora, di pensare gli Orientamenti in modo da rapportarsi alle scelte e alle prassi locali (da cui peraltro in qualche modo nascono) in modo da aderire in forma integrata, così da conferire unità al cammino di tutti e all’orientamento condiviso il sapore della ricchezza di una variegata vita di Chiesa».

Un’importanza particolare assume, poi, «oggi più che in altre stagioni, il tema della comunicazione, che non può venire ridotto a quello degli strumenti di mediazione, poiché invece assume la valenza di una struttura antropologica e interpella la dimensione della relazione».