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CONSULTA NAZIONALE ANTIUSURA, FIASCO (SOCIOLOGO): «LA FAMIGLIA OGGETTO DI MARKETING»

“L’esperienza delle fondazioni antiusura è un modello maturo per l’individuazione di temi emergenti e per la conseguente elaborazione di un’agenda di politiche pubbliche rispetto a queste stesse emergenze”. Lo ha dichiarato, stamattina, intervenendo all’Assemblea annuale della Consulta nazionale antiusura, il sociologo Maurizio Fiasco, secondo il quale “le fondazioni ci forniscono un quadro non solo delle famiglie indebitate, ma delle famiglie tout court, mostrando l’evoluzione della famiglia italiana nel tempo”, ma anche “come sia diventata oggetto di operazioni di marketing e di business”. Dal 2001, ha evidenziato il sociologo, “c’è ristagno nei consumi delle famiglie italiane. Negli anni ’90, quando il paniere dei consumi cresceva del 2%, l’indebitamento e l’usura erano legati alla recessione economica, ma anche quando questa è finita non sono aumentati i consumi tradizionali”. Il problema è che “sono aumentati, invece, i consumi aleatori, legati alla ‘chance’ che il consumo di alea offre”. A ciò si aggiungono, ha sottolineato Fiasco, “le spese telefoniche, non per parlare con parenti, amici o per lavoro, ma per votare nei reality show, per conoscere l’oroscopo del giorno, per acquistare loghi e suonerie e per scaricare giochini”. Per questo tipo di telefonia con “servizi a valore aggiunto” nel 2005 “ogni giorno si sono spesi 7 milioni di euro”.

Fiasco snocciola altri dati: “nel ’98 ci si attestava su 9-9,5 miliardi di euro di spesa annuale nei giochi pubblici di azzardo; il bilancio del 2006 si è chiuso con 33,4 miliardi di euro in Italia. Per il 2007 i gestori dei giochi pubblici prevedono una spesa di 40 miliardi di euro e per il 2008 di 50 miliardi di euro”. In pratica, “per il business dei giochi pubblici d’azzardo il traguardo è che ogni famiglia spenda 2.100 euro nel 2008”, cioè “un dodicesimo del reddito delle famiglie italiane è programmato per questo tipo d’impiego”. Ad aggravare la situazione “sono stati licenziati anche i decreti che permettono il mutuo ipotecario a persone con 65 anni di età”, con la prospettiva di “inserire anche i soldi degli anziani nel business dei giochi pubblici”, toccando di fatto “alcuni fattori di tenuta della famiglia perché spesso sono proprio gli anziani che danno una mano, con i loro soldi, alle famiglie più bisognose”. Tutto ciò è legato ad un mutato atteggiamento dello Stato nei confronti del gioco d’azzardo: “Dall’Ottocento ai primi anni ’90 interveniva per contenere una condotta considerata un disvalore, negli anni ’90 ha adottato una politica fiscale, nel senso che utilizzava i giochi come leva fiscale. Dal 2003 siamo passati ad una politica aziendale”.

“Una politica aziendale – ha osservato Fiasco – non solo crea un danno sociale, ma anche un danno fiscale, perché sono le nuove strutture dei giochi che permettono questa profittabilità perché altrimenti non ci sarebbe l’attrazione degli investitori. Non c’è più solo il lotto o la classica lotteria, ma c’è tutta una modalità di scommessa nei corner creati, persino nei supermercati, per raccogliere le più diversificate puntate”. Lo Stato, ha chiarito Fiasco, “ha dovuto esternalizzare la gestione, il marketing e la promozione dei giochi con la conseguenza di dover riponderare le parti in cui si scompone la somma versata dai giocatori tra ciò che va all’allibratore, ciò che va al gestore della rete informatica sulla quale si poggia l’allibratore, ciò che va al vincitore e ciò che va alla fiscalità”. In questo modo “si è dovuta ridurre la quota che va percentualmente allo Stato. Quindi, si verifica una caduta costante del margine che va alla fiscalità pubblica”. D’altra parte, ha concluso Fiasco, “se non fosse così, non ci sarebbe una remuneratività tale da incentivare grossi capitali per fare impianti, installazioni, marketing, promozioni, formazione dei gestori” nel campo dei giochi d’azzardo.

Sir