Toscana

CONSIGLIO REGIONALE, RESPINTA MOZIONE CDL CONTRO MANIFESTO OMOSEX, MA MAGGIORANZA SI DIVIDE

“Il manifesto toscano è più corretto di tanti spot e lancia un messaggio positivo. Per proporlo non sono stato malconsigliato da nessuno e mi assumo tutte le responsabilità. Il manifesto ha provocato una discussione e ha fatto il suo dovere”. Lo ha detto l’assessore regionale alle riforme Agostino Fragai, rispondendo in Consiglio regionale a due interrogazioni sul manifesto con il bimbo ‘omosessuale’, interrogazioni a cui era collegata una mozione della Cdl che chiedeva il ritiro del manifesto. “Il manifesto non l’ha inventato la Toscana – ha affermato Fragai – ma una Fondazione canadese, e in quel Paese non c’é stato nessuno scandalo”. “Il manifesto – ha continuato – non é un trattato scientifico: dire che l’orientamento sessuale non é una scelta significa dire che non è un capriccio”. “Bene – ha proseguito – che il Consiglio discuta dell’utilizzo di minori in campagne pubblicitarie. Se arriveranno proposte di legge al Parlamento in tal senso ci sarà l’appoggio della Giunta, ma ricordo che vediamo in Tv tanti spot commerciali con bambini, e che tutte le convenzioni e i codici di autoregolamentazione tutelano i bambini in quanto utenti”. Fragai ha parlato al termine di una lunga discussione sul tema. Fortemente critici tutti gli interventi dei consiglieri di centrodestra, più sfumate le posizioni nell’Unione, in cui Luca Ciabatti (Prc, ex candidato a presidente della Regione per il suo partito) ha dichiarato espressamente di essere a favore della mozione della Cdl. Anna Maria Celesti (FI) ha detto che “non è una campagna scioccante ma solo sciocca: sono contraria a ogni uso dei bambini anche a fini pubblicitari, figuriamoci contro rappresentazione grottesca e lontana da ogni certezza scientifica”. Marco Carraresi, capogruppo Udc, si è detto “sconcertato per l’approccio superficiale e fuorviante di questa campagna: Fragai deve riconoscere il suo errore”, e anche il suo collega Giuseppe Del Carlo ha rincarato: “la Giunta ammetta che ha sbagliato di fronte a reazioni quasi tutte negative”. Virgilio Luvisotti (Alleanza federalista) ha chiesto, provocatoriamente, che “il manifesto sia diffuso: così tutti sapranno a che livelli è arrivata la Regione”. Stefani Fuscagni (FI) ha chiesto “un giudizio del Corecom su quale sia la forma corretta di comunicazione istituzionale”. Maurizio Bianconi, presidente di An, ha sottolineato che “gli assessori devono essere meno ansiosi di finire in prima pagina, visto che la Toscana sta diventando il regno degli spot stravaganti, dalla stanza del buco a questo manifesto, passando dalla tessera sanitaria ai clandestini”. “Il messaggio del manifesto – ha aggiunto – è stato opposto alle intenzioni”. Marco Cellai (An) ha parlato di “immagine meschina, un’insulto: il rispetto degli omosessuali va a discapito del rispetto per i nascituri?”. Dall’Unione sono arrivate voci diverse. “Il manifesto – ha detto Ciabatti – è brutto e sbagliato, manda un messaggio incondivisibile. Spero sia ritirato e rifatto”. Giancarlo Tei (Sdi) ha sostenuto il suo voto contrario alla mozione perché “questa è centrata sulla scritta ‘omosessuale’, anche se ribadisco la mia contrarietà all’utilizzo dei bambini in pubblicità, a prescindere dal contenuto delle campagne”. Gino Nunes (Pd) ha ricordato “l’impegno forte della Regione in tema di diritti: l’immagine è provocatoria ed è servita a scatenare una discussione”. Secondo Lucia Annunziata (Pd), “il manifesto non va ritirato: ognuno può aderire o meno, in modo laico, alla campagna”. Alessia Petraglia (Sinistra democratica) ha invocato “un maggiore coinvolgimento delle associazioni lgtb”, mentre Roberta Fantozzi (Prc), oltre a ribadire il voto contrario del suo gruppo alla mozione, ha affermato che “una campagna serve a far discutere di un tema, e questo è stato fatto”. In sede di dichiarazione di voto è intervenuto anche Alberto Monaci, capogruppo del Pd. “Nell’aula – ha spiegato – c’é univoca fermezza contro ogni forma di discriminazione, come del resto c’é scritto nello Statuto. Ora andiamo oltre, e la Giunta chieda più spesso pareri al Consiglio ricercando punti di equilibrio”. Anche Maurizio Dinelli, presidente di Forza Italia, è intervenuto per dichiarazione di voto, e ha sostenuto che “in quest’aula si sta solo per alzare la mano (per votare, ndr) quando lo chiede l’assessore di turno”.La mozione della Casa della libertà che chiedeva il ritiro del manifesto con il bimbo ‘omosessuale’ che fa parte della campagna della Regione contro l’omofobia è stata respinta dal Consiglio regionale, ma nell’Unione si sono registrate alcune eccezioni: alcuni esponenti del Pd si sono astenuti su parte del testo e Luca Ciabatti (Prc) ha votato a favore. Per il voto, il testo della mozione è stato diviso in due parti, con conseguente votazione separata. La prima parte, oltre a ricostruire la vicenda, ribadiva che “le campagne di comunicazione e sensibilizzazione contro ogni forma di discriminazione sono legittime e doverose ma nel rispetto della dignità della persona e, ancor più, nella garanzia della tutela dei diritti dei minorì. Su questa parte ha votato a favore la Cdl, contro l’Unione, ma ci sono stati sei astenuti: Luca Ciabatti (Prc), Severino Saccardi, Erasmo D’Angelis, Ambra Giorgi, Lucia Franchini e Gianluca Parrini (tutti del Pd, Saccardi e Giorgi ex Ds e gli altri ex Margherita). A quanto risultato dalla votazione elettronica, gli astenuti sono stati appunto 6, i favorevoli 16 e i contrari 27. Sulla seconda parte della mozione, che impegnava il presidente della Giunta regionale “a ritirare il manifesto con il quale si è deciso di promuovere la campagna di comunicazione ‘L’orientamento sessuale non è una scelta”, secondo il voto elettronico non ci sono stati astenuti, i favorevoli sono stati 16 (tra cui Ciabatti, come spiegato esplicitamente) e i contrari 33. Nel voto complessivo sul testo della mozione, sempre secondo i risultati della votazione elettronica, i favorevoli (tra cui Ciabatti) sono stati 16 e i contrari 26. Il capogruppo del Pd Alberto Monaci e Lucia Franchini hanno dichiarato esplicitamente di non aver partecipato al voto. (ANSA).