La crisi economica che sta scuotendo il mondo non solo mette in crisi l’idea ingenua di un progresso illimitato e quasi automatico, ma svela pure la radice di un processo che, prima che economico e politico, è etico e culturale. È una delle riflessioni che hanno accompagnato, oggi, il secondo giorno di lavori del Consiglio episcopale permanente (Roma, 23-26 gennaio 2012). I vescovi, informa il portavoce della Cei, mons. Domenico Pompili, hanno valorizzato i passaggi centrali della riflessione del card. Bagnasco, del quale è stato apprezzato lo stile realistico e insieme fiducioso. Se la crisi dell’Europa prosegue è crisi di fede, si richiede una stagione di rinnovata evangelizzazione. I presuli hanno posto particolare attenzione al mondo degli adulti, dove occorre ritornare a un annuncio diretto che sia in grado di presentare Gesù come una persona viva, un nostro contemporaneo e superare quella distanza tra la fede e la vita che si rispecchia o in una fede povera di contenuti teologici o in una vita priva di riferimenti morali. I vescovi annotano come in Italia si registri una sorprendente persistenza della religiosità popolare; tuttavia l’indifferenza religiosa dovrà essere affrontata con una proposta che mostri nel concreto il cristianesimo come compimento dell’umano e in tale compito l’Anno della fede rappresenta una preziosa opportunità.Tornando alla crisi economica, è stato evidenziato il crescente divario tra la finanza e il lavoro, uno scarto che è all’origine del drammatico fenomeno della disoccupazione giovanile, che nel Sud ha raggiunto livelli insostenibili, e chiama in causa la responsabilità politica, sollecitando un impegno di laici cristiani in politica che sappiano farsi interpreti credibili dei principi della dottrina sociale della Chiesa. In tale contesto aggiunge mons. Pompili si è pure rimarcato il valore sociale e non solo religioso della domenica, come giorno di riposo dal lavoro, del ritrovarsi della famiglia, auspicando un’alleanza efficace per la salvaguardia di questo tempo comune, che aiuta anche la coscienza dell’essere parte di un popolo. Si è infine auspicato il riconoscimento della cittadinanza per i bambini immigrati nati in Italia. Da ultimo è stata rimarcata la necessità di sostenere la scuola cattolica che costituisce un grande servizio reso alla società civile, oltre a essere un luogo privilegiato di educazione cristiana. (Sir)