Vita Chiesa
CONSIGLIO PERMANENTE CEI: «NESSUNA IDEOLOGIA PUÒ APPROPRIARSI DELLA PACE»
La sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei) si è svolta in un clima di viva apprensione per la guerra in Iraq e per le ripercussioni sugli equilibri internazionali. In apertura dei lavori i vescovi hanno ribadito ancora una volta la loro piena e totale adesione alle parole del Santo Padre, profeta instancabile della pace, e hanno invitato la comunità cristiana alla riflessione e a una più intensa preghiera.
La strada della pace hanno osservato nel comunicato finale della sessione – è l’unica che consente di costruire una società più giusta e solidale, ed è compito dei credenti e di ogni uomo di buona volontà adoperarsi perché il futuro dell’umanità sia ancorato alla causa e alla cultura della pace. Riconoscendo il valore del forte e diffuso anelito per la pace, che si esprime anche nella mobilitazione di tante persone in varie parti del mondo, i presuli hanno invitato a un costante discernimento affinché l’impegno per la pace non sia confuso con finalità e interessi assai diversi, o inquinato da logiche che in realtà sono di scontro. Nessuna ideologia può appropriarsi della pace: essa è dono di Dio, è iscritta nella coscienza di ogni essere umano e si alimenta con l’amicizia tra gli uomini e tra i popoli. Se salvaguardare la pace è speciale compito dei governanti, è nello stesso tempo e soprattutto impegno e missione di ciascuno, nella consapevolezza che solo la pace apporta un vero progresso e che la causa della pace non deve essere messa a repentaglio da ingiustificabili scontri tra civiltà e, tanto meno, tra religioni.
L’antidoto più efficace per contrastare il terrorismo ed evitare il ricorso alla guerra, hanno sostenuto i vescovi, è il costante impegno a far crescere una pedagogia della pace’, fondata sui quattro pilastri della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà, secondo l’insegnamento dell’enciclica Pacem in terris del beato Giovanni XXIII, della quale ricorre proprio in questi giorni il quarantesimo anniversario della pubblicazione. L’apprensione per la guerra in atto, come pure per le numerose situazioni di conflitto e di crisi presenti in altri luoghi, a cominciare dalla Terra Santa e da molti paesi dell’Africa, ha indotto quindi i Vescovi a un appello per il ripristino e per una più precisa definizione dell’ordine internazionale. Con riferimento alle difficoltà che attualmente coinvolgono l’Onu, il presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini, ha fatto presente che esse indicano la necessità di nuovi sviluppi di questa Organizzazione che, senza mortificare le peculiarità di ogni singola nazione, la rendano meglio idonea ad affrontare con concreta efficacia e sicura autorevolezza le sfide di un’epoca nella quale gli assetti mondiali appaiono destinati a subire straordinari rivolgimenti.
I vescovi hanno, perciò, rivolto un pressante invito a trovare nuove ragioni di solidarietà e di cooperazione, superando le divisioni e le contrapposizioni, per conseguire traguardi di progresso sociale costruiti, più che sul diritto della forza, sulla forza del diritto. In questo contesto, oltre a uno sforzo continuo e condiviso per stabilire nuovi e costruttivi rapporti tra l’Occidente e i Paesi islamici, hanno richiamato il ruolo imprescindibile dell’Unione Europea, che è sollecitata, proprio mentre è impegnata a scrivere il proprio Trattato costituzionale, a superare le logiche particolaristiche e a dotarsi di strumenti idonei a esprimersi con una voce comune sulla scena del mondo.