Il «realismo della speranza cristiana» di fronte all’«utilitarismo» che «consegna la persona alla solitudine di un individualismo esasperato»; il «valore irrinunciabile della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna», la «rilevanza antropologica della domenica», l’impegno ecclesiale «per una prossimità solidale»: sono questi alcuni dei temi affrontati nel corso del Consiglio episcopale permanente tenuto a Roma, presso la sede Cei, dal 26 al 29 marzo e oggi riassunti nel Comunicato finale dei lavori. Gli impegni della Cei per il prossimo futuro, richiamati nel testo, prevedono l’assemblea generale a Roma dal 21 al 25 maggio, sul tema Gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità. La 47ª Settimana sociale dei cattolici italiani è stata fissata a Torino nell’autunno del 2013, mentre si sta già lavorando al programma del convegno ecclesiale nazionale di Firenze nel novembre 2015. Tra i progetti pastorali più rilevanti trattati dal Consiglio permanente, è stata annunciata una nota pastorale sugli oratori ed è stato approvato un documento sul fidanzamento e la preparazione al matrimonio, che sarà pubblicato nei prossimi mesi. Un’altra novità è rappresentata dalla nascita di un nuovo ufficio nazionale, quello per l’apostolato del mare. La parte più ampia del Comunicato finale è dedicata agli aspetti etici della crisi economica, sociale e culturale che stiamo vivendo. Nel testo si parla di visione utilitaristica, allergia alle regole, individualismo esasperato, perdita dell’orizzonte del prossimo, punti di riferimento condivisi deboli. Sono questi gli aspetti che, richiamando la prolusione del card. Angelo Bagnasco, stanno alla radice della metamorfosi culturale che sfilaccia il tessuto della società italiana e svuota la fiducia nell’opera di perseguimento del bene comune, nonostante il persistere incoraggiante di molte realtà positive che confermano la speranza cristiana. Tra i principi che vengono ribaditi ci sono l’indisponibilità della vita umana, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, il rispetto, la compassione e la solidarietà verso i più deboli, anche se proprio questi princìpi vengono a trovarsi su un piano inclinato, che minaccia derive pericolose, che rischiano l’indifferenza dell’opinione pubblica. La famiglia viene indicata come sotto attacco per ridurla ad aggregato di individui, a soggetto da ridefinire a seconda delle pressioni di costume: Una realtà – conclude il Comunicato – che si vorrebbe dai confini precari’ e dai tempi incerti’, dimenticando come essa rimanga l’unico luogo degno’ dell’accoglienza della vita. Accanto alla difesa della famiglia, il Comunicato enuncia altri aspetti che sono stati discussi nel Consiglio permanente: la tutela del valore antropologico della domenica, giorno della festa e del riposo: calpestarlo in nome di illusorie ragioni economiche contribuisce a rendere meno coesa l’intera collettività. Quindi si parla dei giovani, con il richiamo alla comunità sociale al dovere di non tradirli: provati dalla precarietà, essi si misurano con un contesto poco disponibile a riequilibrare le risorse, a partire dalla possibilità di accedere al lavoro. È la crisi economica stessa a esigere il recupero di una visione forte e condivisa, come condizione per ricostruire un clima di fiducia, indispensabile per riavviare, anche a prezzo di sacrifici e adattamenti, una dinamica virtuosa, in grado di valorizzare anche i corpi intermedi. Per rivitalizzare la società, i vescovi hanno ribadito la ricchezza delle scuole di formazione socio-politica che, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, possono fornire solide basi culturali, assicurare un’anima al vasto mondo del volontariato e delle aggregazioni laicali, nonché contribuire a rigenerare i fondamenti stessi dell’impegno politico. La seconda parte del Comunicato finale si occupa degli aspetti religiosi trattati dal Consiglio permanente: Nonostante il costante impegno nella formazione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti – con testi autorevoli come il Catechismo degli Adulti’ – molti credenti e praticanti stentano a cogliere le implicazioni culturali della fede, come se la relazione con Gesù Cristo non avesse un nesso con la vita né la forza di incidere in maniera significativa sulle scelte e i comportamenti dei singoli e della società. Di qui – prosegue il documento -, l’adesione convinta all’Anno della fede, indetto dal Papa, preziosa occasione di verifica pastorale circa i contenuti e le modalità dell’annuncio e la loro incidenza sulle problematiche umane. Sul tema educativo, il Comunicato approfondisce l’annuncio di una nota pastorale sugli oratori: In particolare è stata ribadita l’importanza di qualificare l’oratorio nel suo stretto rapporto con le comunità parrocchiali e le famiglie. Esso costituisce spesso anche un ponte con il territorio, un’alternativa alla strada e un’occasione di integrazione sociale. Spazio nel testo anche per l’esame del documento su fidanzamento e preparazione al matrimonio, che sarà pubblicato nei prossimi mesi. (Sir)