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CONSIGLIO PERMANENTE CEI: CARD. BAGNASCO, «IL DIRITTO ALLA VITA È INDISPONIBILE»

Riflettendo su una “legge sul fine vita, resasi necessaria a seguito di alcune decisioni della giurisprudenza”, il card. Bagnasco ha parlato nella sua Prolusione al Consiglio permanente della Cei (testo integrale), di “enfasi posta sull’adeguarsi al trend altrui (…) quasi che l’Italia abbia il complesso di esser in ritardo su un’altrui discutibile modernità”. “Con questa tecnica si sta cercando di far passare nella mentalità comune – ha aggiunto – una pretesa nuova necessità, il diritto di morire, e si vorrebbe dare ad esso addirittura la copertura dell’art. 32 della Costituzione. Il vero diritto di ogni persona umana, che è necessario riaffermare e garantire, è invece il diritto alla vita che infatti è indisponibile”. Ha quindi aggiunto: “Assicurati i trattamenti vitali, può avere senso la possibilità per l’ammalato di rifiutare pratiche di accanimento terapeutico, da ponderare nell’ambito del rapporto con il medico e fatta salva la responsabilità di quest’ultimo di decidere in scienza e coscienza”. Infine ha auspicato la diffusione della “medicina palliativa” e l’aumento di strutture tipo hospice “in grado di accompagnare le persone in coma irreversibile o in stato vegetativo, sollevando da carichi ardui le rispettive famiglie”. Ha poi detto che “togliere l’alimentazione e l’idratazione ad una persona, per di più ammalata, è determinarla verso un inaccettabile epilogo eutanasico”.Sui temi della bioetica e biopolitica, il presidente della CEI ha fatto riferimento alla notizia che “sarebbe imminente il via alla libera circolazione della pillola Ru486. L’argomento, lo capiamo bene, è dei più intimi – ha detto -: le persone, le donne in particolare, lo sentono come proprio”. Dopo aver chiesto se si siano indagati approfonditamente i rischi assumendo questo prodotto, ha fatto riferimento a “quel «puntino» misteriosamente ma anche scientificamente così gravido di vita che si vuole espellere, e che anche recentissimamente l’istruzione vaticana Dignitas personae riconosce dal primo momento quale embrione, con la dignità di persona”. Ha quindi invitato “a pensare per un altro instante alla persona che si avvicina al cosiddetto farmaco. Ci sono casi documentati di danni enormi, vitali, che l’assunzione di questa pillola ha causato in alcune situazioni nell’arco degli ultimi sedici anni”. “O ancora una volta – si è chiesto – la motivazione che così si fa altrove, è argomento sufficiente per introdurre la novità anche da noi? Non sarà anche questa una «procedura» solo più agile, una semplificazione per le strutture sanitarie che così risparmiano su varie voci?”. Sul “fine vita”, ha detto che “si sta cercando di far passare nella mentalità comune una pretesa nuova necessità, il diritto di morire”.Sir