Firenze

Consiglio pastorale diocesano: una storia lunga quarant’anni

di Riccardo Bigi

Questo venerdì 12 dicembre si insedia, al Convitto della Calza, il nuovo Consiglio Pastorale Diocesano. Si tratta, come ci ricorda il Codice di Diritto Canonico, dell’organismo «al quale spetta, sotto l’autorità del Vescovo, studiare, valutare e proporre conclusioni operative su quanto riguarda le attività pastorali della diocesi». In esso sono rappresentate tutte le componenti del «popolo di Dio»: sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, laici, le parrocchie, le associazioni…  Un organismo che, a Firenze, ha una storia importante: il prossimo anno, nel 2009, il Cpd compirà quarant’anni. Era il 1969, infatti, quando sulla scia del Concilio Vaticano II nasce a Firenze (dopo un precedente triennio di sperimentazione, dal 1965 al 1968) il primo Consiglio Pastorale Diocesano. Negli annuari troviamo anche nomi importanti: tra i laici, ad esempio, figure come Giorgio La Pira o Giampaolo Meucci. Al direttore uscente del Consiglio Pastorale, leonardo Bianchi, abbiamo chiesto di tratteggiare un profilo del Cpd.Che ruolo ha avuto questo organismo nella storia recente della Chiesa fiorentina? «Il Consiglio Pastorale Diocesano a Firenze fu tra i primi ad essere istituito, in via sperimentale, già all’indomani del Concilio Vaticano II, nel 1965, da parte dell’allora Arcivescovo, Cardinal Florit, anche se la sua stabilizzazione risale al 1969. Tra i suoi componenti si annoverano protagonisti della vita ecclesiale ma, tra i laici, anche civile di Firenze, a partire da quelli di cui sopra, cui piace aggiungere almeno la menzione dei miei predecessori nell’incarico di Direttore, mons. Morozzi, Pino Arpioni, don Caldini, Cecilia Giannini e Francesco Michelazzo. Scorrendo l’elenco dei Consiglieri avvicendatisi nel corso dei decenni, viene in mente l’aforisma di Bernard de Chartres: ci sentiamo nani, sì, ma sulle spalle di giganti, ricordando, nondimeno, che da queste spalle dobbiamo protenderci, attraverso il presente, verso il futuro della nostra Chiesa, in armonia con lo spirito dell’esortazione dell’Arcivescovo Betori «L’ora di Firenze non appartiene al passato». Il Cpd di Firenze in tutto questo periodo ha cercato essenzialmente di assolvere al compito cui è chiamato dai documenti conciliari, dal Codice di diritto canonico, come dal proprio Statuto: cioè, quello di esprimere la partecipazione di tutto il popolo di Dio diocesano alla sollecitudine pastorale dell’Arcivescovo, nel segno della corresponsabilità finalizzata primariamente alla comunione ecclesiale, che è comunione con l’Arcivescovo o non è. Certo che a tutto questo è stato impresso un accento particolarmente forte dal Sinodo Diocesano, il cui cammino è stato la principale fonte di ispirazione di tutto l’operato più recente del Cpd».Quali sono stati i temi più importanti che il CPD ha affrontato in questi ultimi anni?«I temi messi all’ordine del giorno dei lavori del Consiglio sono stati sempre concordati con l’Arcivescovo, che lo presiede, su proposta del Comitato Direttivo. Come metodo, si è cercato di valorizzare, nella consapevolezza che i meccanismi della partecipazione ecclesiale differiscono da quelli delle democrazie, le funzioni consultive e propositive del Consiglio finalizzandole all’elaborazione di una prassi di comunione e ad un’incidenza marcata sulla pastorale diocesana. Il Cpd ha, così, inteso porsi non solo come espressione, ma anche come promotore di partecipazione delle diverse componenti del popolo di Dio fiorentino. Così per la preparazione ed il seguito del Convegno ecclesiale nazionale di erona, delle Assemblee diocesane sulla Parrocchia e sulla Famiglia, per la predisposizione di linee di indirizzo e verifiche su più temi pastorali come la scuola, la pastorale sociale e del lavoro, cittadinanza e bene comune, le comunicazioni sociali, le missioni, la carità, l’ecumenismo ed il dialogo, la vita affettiva. Il Consiglio, quale organismo rappresentativo del popolo di Dio fiorentino, è intervenuto anche nei momenti più delicati che hanno investito di recente la comunità ecclesiale, proponendo delle linee di rilancio sul piano pastorale relative al rispetto nella formazione delle coscienze, all’educazione dell’affettività ed al contrasto al falso misticismo ed al dominio delle coscienze, che consegna, insieme ad uno Schema di proposizioni sulla Famiglia come base di consultazione delle varie realtà diocesane, al nuovo Consiglio, cui va il nostro pieno augurio di buon lavoro».Qual è stata la partecipazione, sia in termini numerici che qualitativi?«La partecipazione alle 26 riunioni è stata senz’altro buona, con una media di presenze – salvo un paio di casi intorno al 50% – tra il 60 ed il 70 % dei Consiglieri, e con qualche punta intorno all’80%. Si è trattato di riunioni con interventi numerosi e sovente qualificati, che hanno impegnato il Consiglio uscente dalla prima (21 novembre 2003) all’ultima seduta (4 aprile 2008) e che si sono dimostrati utili per la realizzazione di una prassi di comunione, di orientamenti pastorali e per la predisposizione di documenti del magistero episcopale con il Cardinale Antonelli (e, per i Consigli precedenti, con il Cardinal Piovanelli)».

LA SCHEDA

Negli annali nomi come Giorgio La Pira, Giampaolo Meucci, Pino Arpioni

Scorrendo gli annali del Consiglio Pastorale Diocesano si trovano, attraverso questi quarant’anni, nomi e curiosità che danno il segno dell’importanza di questo organismo ecclesiale. Nella prima «legislatura», ad esempio, iniziata nel 1969, troviamo figure del calibro di don Divo Barsotti, don Danilo Cubattoli, don Giancarlo Setti, il domenicano padre Reginaldo Santilli, il magistrato Pierluigi Meucci, allora presidente del Tribunale dei Minori. Alcuni dei protagonisti di quel primo Consiglio, poi, sono ancora vivi e attivi all’interno della diocesi: fra questi ad esempio mons. Angelo Livi, che ha fatto parte del Consiglio ininterrottamente per quasi vent’anni, fino al 1988. Ma c’erano già anche il cardinale Silvano Piovanelli, all’epoca parroco di Castelfiorentino, e monsignor Alberto Alberti. Tra i laici, troviamo il direttore di Toscanaoggi Alberto Migone, il giurista Umberto Santarelli, l’ingegnere Giorgio Galli.Nel 1973, alla composizione del nuovo Cionsiglio, fa il suo ingresso il «sindaco santo» Giorgio La Pira (che morirà nel 1977, con il titolo di consigliere sulle spalle). Insieme a lui Carlo Casini (che sarà anche condirettore del Cpd), Angelo Passaleva, Piero Tani. Direttore è mons. Elio Morozzi; tra i sacerdoti figurano don Ajmo Petracchi, don Carlo Celso Calzolai, tra i religiosi il francescano padre Ferdinando Batazzi e l’abate di San Miniato al Monte Vittorino Aldinucci. Nel 1976 ci sono alcuni ricambi: entrano tra gli altri don Gualtiero Bassetti, don Averardo Dini, mons. Giulio Villani. Il nuovo direttore è per la prima volta un laico, il fondatore dei «Villaggi per la Gioventù» Pino Arpioni. Troviamo nell’elenco anche due giornalisti: Antonio Lovascio e Ottavio Matteini.Nel 1979 si apre un nuovo quinquennio. Il nuovo direttore è Piovanelli, che nel frattempo è diventato Vicario generale. Tra i condirettori, a Pino Arpioni si affiancano don Benito Caldini e suor Roberta Cangioli. A rappresentare i seminaristi c’è Stefano Manetti, attuale Rettore del Seminario. Tra i tanti nomi di laici allora presenti (impossibile segnalarli tutti) ricordiamo Angelo Maria Zoli. Insieme a lui alcune figure ancora attive nel panorama dell’associazionismo cattolico come Riccardo Bonechi, Paolo Gini o Cesarina Dolfi. Nel 1983 viene formato il nuovo Consiglio. Sarebbero troppi i nomi da ricordare: ci limitiamo a registrare, come curiosità, la presenza tra i laici di Giovanni Momigli e Alfredo Jacopozzi, oggi preti della Chiesa fiorentina, e di Alessandro Martini, attuale direttore della Caritas diocesana. Il direttore è don Benito Caldini, che conserverà l’incarico anche nel mandato successivo, fino al 1993. Nel corso del quinquennio successivo, nel 1989, fa il suo ingresso in Consiglio anche don Claudio Maniago, che poi resterà a far parte del Consiglio come provicario, come Vicario Generale e infine come Vescovo ausiliare. Nel 1993, l’incarico di direttore spetta per la prima volta a una donna, Cecilia Giannini. Tra i laici troviamo anche l’attuale direttore della Società della Salute di Firenze, Riccardo Poli. La tradizione di affidare la direzione a un laico verrà continuata anche nel 1998, con Francesco Michelazzo, e nel 2003 con Leonardo Bianchi.