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Consiglio europeo: oggi vertice su euro e Brexit. Migrazioni, nessuna mano tesa all’Italia
Nessun passo in avanti sul problema migrazioni nel Consiglio europeo che si è aperto ieri a Bruxelles, con i quattro «Paesi di Visegrad» intransigenti nel no assoluto alle quote. Oggi si parla del futuro dell'Unione monetaria ed economica.
(Bruxelles) Il futuro dell’Unione economica e monetaria, la – futura – costruzione dell’Unione bancaria e poi il Brexit. Sono i temi principali sul tavolo dei leader Ue riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo. Che riprende oggi dopo una giornata di ieri senza particolari «picchi» né decisioni operative. Nel documento adottato ieri con le Conclusioni del vertice figurano quattro capitoli: difesa, dimensione sociale, cambiamento climatico e Gerusalemme (mantenere lo status quo per la capitale e «soluzione con due Stati» è la posizione dell’Unione europea). Non figura invece un capitolo sulle migrazioni. All’ordine del giorno il tema migrazioni era inscritto e in effetti una nota del Consiglio europeo riferisce che «i leader Ue hanno tenuto un dibattito sulle dimensioni esterne e interne della politica migratoria». Nel primo caso si intende controllo delle frontiere esterne e limitazione dei flussi in arrivo; nel secondo caso di tratta della riforma del sistema di asilo e del nodo-redistribuzione migranti. Ma in nessuno di questi due ultimi temi si sono compiuti passi in avanti. Paesi come Germania e Italia sono favorevoli a rivedere l’accordo di Dublino e a passare a un sistema di ricollocamenti interni con quote obbligatorie; più defilata la Francia (sì a riformare l’asilo, no a quote obbligatorie, ma impegno di ogni Stato a fare la sua parte in chiave di solidarietà).
Poi ci sono i Paesi contrari a ospitare i migranti. I quattro di Visegrad – Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – hanno ribadito il loro no ad aprire le frontiere per venire incontro alle necessità e al carico che grava soprattutto su Italia e Grecia; hanno invece promesso una cifra, modesta (36 milioni di euro), da destinare al Fondo per l’Africa e che l’Italia dovrebbe gestire in Libia. Viktor Orban, premier ungherese, ha dichiarato: «I quattro Paesi di Visegrad sono pronti a contribuire con una considerevole somma di denaro per aiutare a difendere le frontiere esterne dell’Ue e contribuire alle azioni europee avviate in Libia».
Ancora un summit senza reali passi avanti sulla questione migratoria, almeno per quanto riguarda i rifugiati già presenti sul territorio europeo. Si punta invece sul blocco dei flussi e sull’azione in Africa: presenza sulle rotte dei migranti, problema dei campi di detenzione in Libia e altri Paesi, sostegno allo sviluppo per incidere sulle origini dei flussi.