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CONSIGLIO D’EUROPA: LA DICHIARAZIONE FINALE DEL VERTICE DI VARSAVIA

“Noi, capi di Stato e di governo degli Stati membri del Consiglio d’Europa, riuniti a Varsavia per il nostro terzo summit, siamo testimoni di una unità paneuropea senza precedenti”. Inizia con queste parole la Dichiarazione finale del vertice svoltosi ieri e oggi nella capitale polacca, che Sir è in grado di anticipare. “Il progresso futuro della costruzione di un’Europa senza ritardi e ambiguità deve continuare a essere fondato sui valori comuni consacrati dallo Statuto del CdE: la democrazia, i diritti dell’uomo, la preminenza del diritto”. L’incontro si sta per concludere con l’approvazione della Dichiarazione politica, di un Piano d’azione e con il passaggio della presidenza di turno del Consiglio dei ministri dalla Polonia al Portogallo.

Nella Dichiarazione sono richiamati vari anniversari: il 60° della fine della seconda guerra mondiale; il 30° dell’Atto di Helsinki; i 25 anni della vicenda del sindacato polacco “Solidarnosc” e i 15 anni della caduta del “muro di Berlino”. “Noi rendiamo omaggio – prosegue quindi il testo – a tutti quelli che hanno permesso di superare divisioni dolorose e di ampliare il nostro spazio di sicurezza democratica. Oggi, l’Europa è guidata da una filosofia politica d’integrazione e di complementarietà e da un impegno comune verso l’azione multilaterale fondata sul diritto internazionale”.

Nella Dichiarazione finale del summit di Varsavia, i 46 paesi membri del Consiglio d’Europa sottolineano anche i diversi problemi comuni e le minacce per la pace, la democrazia, e la sicurezza dei cittadini: “Noi siamo preoccupati dai conflitti non risolti che riguardano alcune regioni del continente”.

Un caso particolare è quello della Bielorussia: “Noi attendiamo il giorno in cui la Bielorussia sarà pronta a raggiungere il Consiglio d’Europa”. “Noi lavoreremo insieme – affermano i leader politici europei – per la riconciliazione e per soluzioni politiche conformi alle norme e ai principi del diritto internazionale”. Nel testo si legge ancora: “Questo summit è l’occasione per rinnovare il nostro impegno verso i valori e i principi comuni radicati nel patrimonio culturale, religioso e umanistico dell’Europa, un patrimonio condiviso e arricchito dalla sua diversità”. Nella parte conclusiva del testo, i capi di Stato, riuniti “sul suolo polacco”, “salutano la memoria di Giovanni Paolo II”, che era stato citato in diversi discorsi ufficiale quale “grande costruttore e pacificatore dell’Europa”.

“Oltre agli importanti documenti che abbiamo firmato, oltre ai discorsi ufficiali, abbiamo potuto parlarci, discutere assieme dei problemi comuni e delle modalità per affrontarli. Credo che in questi giorni a Varsavia si sia finalmente respirata un’aria di unità paneuropea”: è soddisfatto il presidente polacco Aleksander Kwasniewski, “padrone di casa” del vertice dei 46 paesi aderenti al Consiglio d’Europa conclusosi nel primo pomeriggio. “L’Europa è molto cambiata negli ultimi anni – spiega Kwasniewski -: abbiamo di fronte le grandi sfide del terrorismo, della sicurezza e del benessere dei nostri cittadini, dell’allargamento dell’area democratica… E’ parso a tutti necessario operare in stretta collaborazione, mediante il Consiglio d’Europa e rafforzando la complementarietà fra questo, l’Ue e l’Osce”. In questo senso i leader politici hanno adottato una Dichiarazione conclusiva, mediante la quale hanno affidato “al collega Jean-Claude Juncker il compito di redigere, a titolo personale, un rapporto sulle relazioni tra Consiglio d’Europa e Unione europea, sulla base delle decisioni adottate nel corso del Vertice e tenuto conto dell’importanza della dimensione umana della costruzione europea”.

Secondo Giovanni di Stasi, presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del CdE, “la democrazia è vera se nasce e si rafforza, come avvenne nell’antica Atene, nella piazza, in mezzo alla gente. E se è radicata a livello locale”. Il summit si è anche occupato della possibile riforma della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, su cui gravano 74 mila pratiche arretrate: per questo è stato costituito un “comitato di saggi” per giungere a una proposta di snellimento del lavoro. Sir