Stare con il Papa, sempre e incondizionatamente: riferendosi a quella che è la migliore tradizione del nostro cattolicesimo, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha scelto tale pensiero di solidarietà con Benedetto XVI per sintetizzare l’argomento posto in apertura della prolusione al Consiglio episcopale permanente (testo integrale) che ha preso il via questo pomeriggio a Roma. Dopo aver richiamato la remissione della scomunica ai quattro vescovi consacrati da monsignor Lefebvre nel 1988, e il caso Williamson che imponderabilmente vi si è come sovrapposto, Bagnasco ha precisato che lo stesso Pontefice ha messo un punto fermo con l’ammirevole Lettera del 10 marzo 2009, indirizzata ai vescovi della Chiesa cattolica. La sua disanima, per certi versi conturbante, degli ultimi episodi… ha fatto emergere come per contrasto ha aggiunto Bagnasco il candore di chi non ha nulla da nascondere circa le proprie reali intenzioni, le motivazioni concrete delle proprie scelte, la coerenza di una vita vissuta unicamente all’insegna del servizio più trasparente alla Chiesa di Cristo. Pensieri analoghi sono stati poi espressi sul viaggio in Africa di Benedetto XVI e sui temi affrontati, per i quali ha notato si è arrivati ad un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici.Soffermandosi sulle difficoltà vissute da vari Paesi africani, Bagnasco ha richiamato le polemiche sorte sulle dichiarazioni del Papa circa i sistemi di controllo delle nascite e ha espresso l’esigenza di continuare gli aiuti specie in campo sanitario finanziando la distribuzione di medicinali accessibili a tutti. Si è occupato poi del tema del secolarismo, parlando del confronto in atto nella nostra società tra due diverse, per molti aspetti antitetiche visioni antropologiche. Nel confronto tra la concezione trascendente e quella immanente della natura umana, Bagnasco ha evidenziato che emerge una diversa concezione di libertà… per i cristiani essa è addirittura dono di Dio creatore. Sull’altro versante, invece, l’individuo finisce schiacciato dalla propria libertà, e ritenendo di essere pieno e assoluto padrone di se stesso, arriva a disporre di sé a prescindere da ciò che egli è fin dal principio del suo esistere. Il rischio insito in questa visione è di scivolare inevitabilmente verso un nichilismo di senso e di valori che induce alla disgregazione dell’uomo e ad una società individualista fino all’ingiustizia ed alla violenza. Anzi ha aggiunto verso un nichilismo gaio e trionfante, in quanto illuso di aver liberato la libertà.Nella parte centrale della sua prolusione, il card. Bagnasco ha poi parlato ampiamente di Eluana Englaro, la ragazza lecchese che per 17 anni è vissuta in stato vegetativo persistente e che è stata fatta morire a Udine il 9 febbraio scorso. Ha così descritto il suo caso come un’operazione tesa ad affermare un «diritto» di libertà inedito quanto raccapricciante, il diritto a morire, cioè a darsi e a dare la morte in talune situazioni da definire. Ha poi posto la domanda che deriva dal caso-Englaro: Non stiamo attribuendo al «sistema» un diritto all’eliminazione dei soggetti inabili, quasi che costoro possano configurarsi come cittadini di serie B? E questo «diritto», che per ora si affaccia appena, una volta immesso nel corpus giuridico e nel costume pubblico, non è forse destinato a diventare col tempo più incalzante e spietato? E tale meccanismo non riguarderà anzitutto coloro che sono più deboli, bisognosi di assistenza e di premura da parte della collettività, perché segnati dalla vecchiaia o dalla malattia o dalla fragilità mentale?. Il presidente della Cei ha invece affermato che nelle moderne democrazie la vita va difesa perché è indispensabile limitare il potere biopolitico sia della scienza sia dello Stato difendendo i diritti umani di tutti.Ancora rifacendosi al caso-Englaro e al rischio che divenga uno standard di comportamento, Bagnasco ha aggiunto: Un’autorizzazione legalizzata di questo segno, cosa potrà produrre in termini di cultura, e dunque di gestione delle cure, nelle più diverse strutture sanitarie come nell’intero sistema socio-assistenziale, fino alle compatibilità ultime di budget?. Ha quindi parlato di deriva eutanasica, (che) per quanto tecnicamente circoscritta o concettualmente edulcorata, è in realtà per gli uomini d’oggi, se ci si pensa bene, «una falsa soluzione», come ha affermato il Papa il 1 febbraio scorso. Di Eluana il card. Bagnasco ha poi parlato in termini affettuosi e partecipi, rimarcando che più si palesava l’azione mossa nei suoi confronti… più la gente è sembrata farsi cauta, quasi pensosa, come intuisse in maniera un po’ più nitida l’effettiva posta in gioco. Al momento della morte ha poi detto si è percepito un sentimento di diffuso dolore, come di una sorella comune che non si era riusciti a salvare. Insieme al ringraziamento alle Suore Misericordine della clinica lecchese che ha accolto Eluana per tanti anni, Bagnasco ha richiamato l’iniziativa di Scienza & Vita, Forum delle associazioni familiari e Retinopera, col manifesto Liberi per Vivere. Amare la Vita, fino alla fine, assicurando il sostegno ideale dei vescovi italiani.Avviandosi verso la conclusione della prolusione, il presidente della Cei si è poi occupato del convegno Chiesa nel Sud, Chiese del Sud: nel futuro da credenti responsabili, svolto nel febbraio scorso. Parlando di questa parte stupenda e martoriata del nostro Paese ha detto è venuta una rinforzata consapevolezza su una serie di sfide che vanno affrontate con le armi del Vangelo. Ha così citato i temi della disoccupazione sproporzionata rispetto al resto del Paese, della malavita che peraltro non si autolimita al Meridione, di un senso di abbandono da parte della collettività nazionale. Passando poi al tema della crisi economica e finanziaria in corso, ha affermato che l’impressione è che purtroppo non si sia ancora toccato il fondo, o quanto meno che non ci sia nessuno in grado di dire con certezza a che punto si è della perigliosa traversata. Ha quindi esortato, citando recenti interventi del Papa, a riscoprire l’anima etica della finanza e dell’economia, rinunciando all’idolatria che sta contro il vero Dio e invitando alla giustizia in campo economico e finanziario, che si realizza solo se ci sono i giusti.L’ultimo argomento affrontato dal card. Bagnasco nella prolusione è stato quello dell’Anno Sacerdotale, indetto dal Papa in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, che prenderà avvio il 19 giugno. I sacerdoti, insieme ai religiosi e alle religiose, ma anche a moltissimi laici che partecipano direttamente alla pastorale ha detto a questo proposito sono il volto quotidiano e immediato di una Chiesa tutt’altro che «rigida e fredda»; sono il volto amico di una Chiesa che cammina con la gente. Il fatto ha una serie di applicazioni importanti e aiuta a individuare la collocazione della Chiesa anche nell’ambito di questa drammatica crisi: stare dalla parte delle persone reali, delle famiglie, dei lavoratori, degli indigenti, senza tuttavia tralasciare il quadro generale, ma essendo capace dentro a questo quadro di esprimere una preferenza ragionata, sulla quale sollecitare anche i pubblici poteri, in particolare quando sono a rischio i posti di lavoro (cfr Benedetto XVI, Saluto all’Angelus, 1 marzo 2009). E molti sono già persi!, ha concluso. Riferendosi a questa sensibilità e vicinanza ai problemi della gente, ha qui richiamato le tante iniziative di solidarietà avviate nelle diocesi italiane.Sir