Toscana

Confesercenti, crollo dei lavoratori autonomi: -15mila in Toscana dal 2019

La Toscana della “ditta” in difficoltà tra pandemia e caro-vita. Negozi e botteghe familiari a rischio: giù commercianti e artigiani. Servono meno oneri e più sostegni, a partire dal fisco. Gronchi: “Segnale preoccupante, non è più una regione per piccole imprese”

Operaia al lavoro

Un vero e proprio crollo, che non può che preoccupare. Dal 2019 al 2022, segnala il Rapporto annuale INPS, i lavoratori indipendenti assicurati dall’Istituto passano dai 4,959 milioni del 2019 ai 4,825 milioni del 2022, con un calo netto di 134mila unità in quattro anni, di cui quasi 15mila in Toscana, dove c’è stato un calo di 6441 società e di 8478 ditte individuali.

Un dato che purtroppo conferma le crescenti difficoltà a rimanere sul mercato delle micro e piccole imprese a conduzione familiare, che hanno visto sfumare la ripresa post pandemica a causa del caro-vita e dell’incremento dei prezzi energetici. Tra tutti i settori, il calo più drastico ha interessato il commercio al dettaglio che ha perso il 9,4% delle imprese del settore e significativo è anche il calo meno marcatointorno al 4%, del mondo della ristorazione. A dichiararlo è Confesercenti Toscana.

“Dietro alla riduzione di indipendenti, oltre ai fenomeni di consolidamento segnalati dall’INPS, c’è infatti certamente la difficoltà della Toscana di commercianti, artigiani e professionisti che hanno caratterizzato il nostro sistema economico” afferma Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana. Un calo che l’aumento di altre tipologie di lavoratori indipendenti non riesce a compensare. Micro e piccole imprese – vere e proprie famiglie produttive – che non spariscono per mancanza di competitività, ma per il doppio colpo di pandemia e caro-vita. E che si trovano a fare i conti con un sistema Paese dove è sempre più difficile tentare l’avventura imprenditoriale.

“Servono meno oneri burocratici e più sostegni per questa parte importante del nostro sistema economico, ed è necessario anche pensare a un alleggerimento degli oneri previdenziali e fiscali per le nuove attività imprenditoriali, per un periodo non inferiore a tre anni dall’avvio – aggiunge Gronchi -. Ma si deve introdurre anche una fiscalità di vantaggio per i negozi di vicinato con un fatturato inferiore ai 400mila euro l’anno: un provvedimento essenziale per contrastare il fenomeno della desertificazione commerciale che sta interessando sempre più grandi e piccoli centri urbani italiani, con un grave impatto non solo sul settore ma anche sull’offerta di servizi ai cittadini”.

“Nell nostra regione, il combinato disposto delle risorse della programmazione europea e del PNRR possono rappresentare un grande volano di sostegno alle imprese e ai territori, ma a condizione che gli interventi, i sostegni, i bandi siano ritagliati a misura di impresa in modo che si possa riportare uno sviluppo diffuso nel sistema delle imprese della Toscana” conclude Nico Gronchi.