Toscana

CONFERENZA SULL’AIDS: ANNAN INVITA AD AFFRONTARE L’EPIDEMIA A VISO APERTO

Smettere di trattare l’Aids come una vergogna e garantire l’accesso alle cure per chi è colpito dal virus Hiv: è questa la via per combattere l’epidemia indicata ieri dal segretario generale delle nazioni Unite, Kofi Annan, nel suo discorso di apertura dei lavori della quindicesima Conferenza internazionale sull’Aids che si è aperta ieri a Bangkok, capitale della Thailandia, per concludersi il venerdì 16 luglio. L’invito a “rompere il mortale muro di silenzio che continua a circondare l’epidemia” è rivolto soprattutto ai governi dei Paesi in via di sviluppo oggi minacciati dal virus Hiv, “ovunque – ha proseguito il segretario generale dell’Onu – abbiamo bisogno di leader che dimostrino che parlare di Aids è un punto di onore, non una vergogna. Non bisogna più mettere la testa sotto la sabbia, non bisogna più imbarazzarsi, non più nascondersi dietro a un velo di apatia». Il prossimo passo, ha proseguito Annan sempre rivolto ai governi, dovrà essere mettere a disposizione della lotta contro l’Aids risorse adeguate attinte da bilanci nazionali.

In base ai dati e agli interventi della prima giornata dei lavori della conferenza sono emerse anche le disastrose conseguenze che la malattia potrebbe avere sull’economia mondiale. Secondo l’Organizzazione internazionale per il lavoro (Ilo) almeno 48 milioni di lavoratori potrebbero essere uccisi dal micidiale virus entro il 2010, e la cifra potrebbe salire a 74 milioni entro il 2015. “Il virus HIV/AIDS non è soltanto una crisi umana, ma è una minaccia allo sviluppo sostenibile globale sociale ed economico”, ha detto il direttore generale dell’Ilo Juan Somavia, sottolineando che con la crescita esponenziale della minaccia questa crisi rischia di riflettersi inevitabilmente sulle economie nazionali.

Una preoccupazione condivisa anche da Annan, il quale ha sottolineato che, soprattutto in Asia, l’Aids potrebbe mettere a rischio anni di politiche per la riduzione della povertà. “Non dovete permettere – ha ammonito il segretario generale dell’Onu – che queste conquiste siano rovesciate dall’Hiv/Aids”. L’epidemia, infatti, ha costi sociali che vanno al di là delle singole vite. “Lasciata prosperare, l’Aids non solo devasterà milioni di vite, ma anche imporrà dure perdite al sistema sanitario della regione e accrescerà le risorse necessarie per il sociale e lo sviluppo economico”. Sono necessarie, ha aggiunto Annan, innovazioni nella prevenzione e lotta all’epidemia. “Questo vuol dire – ha detto Annan – che bisogna escludere la discriminazione nelle comunità e nei luoghi di lavoro, un brutto fenomeno che crea paura ed esclusione e minando gli sforzi di prevenzione e cura”.

Sono più di 20.000 i delegati – ricercatori, medici, rappresentanti di agenzie internazionali e di organizzazioni non governative (ong) locali, nazionali e internazionali, organizzazioni religiose, vittime dell’Hiv/Aids e altri ancora – provenienti da 160 Paesi che partecipano a questa quindicesima tappa biennale organizzata dalla svedese ‘International Aids Society’ (Ias), associazione attiva nella lotta contro la sindrome da immunodeficienza acquisita. La conferenza, che si concluderà il 16 luglio prossimo, è la prima nel suo genere a svolgersi in un Paese asiatico e anche per questo si presenta ricca di appuntamenti, discorsi e incontri di lavoro, tutti incentrati sull’Aids e sul suo impatto sulle persone infettate e sulla società, con particolare attenzione alle problematiche legate all’accesso alle cure e alla prevenzione.

Lo scorso 6 luglio, il direttore esecutivo di UnAids (il Programma delle Nazioni Unite sull’Aids), Peter Piot, illustrando il nuovo rapporto dell’agenzia Onu sullo stato dell’infezione nel mondo, ha affermato: “L’Asia è oggi quello che era l’Africa 15 anni fa”. Da infezione limitata ad alcune categorie di soggetti a rischio, in effetti, l’Aids sta rapidamente trasformandosi in una pandemia che, sulla base dei dati raccolti nel 2003 e raccolti nel rapporto dell’UnAids, colpisce già almeno 7,4 milioni di persone (con un incremento di 1,1 milioni di malati nell’ultimo anno) colpite dall’Hiv, il virus che attacca le difese immunitarie e facilita l’insorgenza dell’Aids.

Cifre che, nonostante l’Africa rimanga il continente più colpito dall’Hiv/Aids con 25 milioni di individui ammalati, creano molta preoccupazione in Asia, continente in cui vive il 60 per cento della popolazione mondiale. Nell’intera regione, attualmente è proprio la Thailandia a dover fare i conti con un forte incremento del contagio, che riguarda circa il 3 % dei quasi 65 milioni di tailandesi. La Conferenza internazionale sull’Aids, organizzata dalla Ias in collaborazione con alcune agenzie internazionali e con la Coalizione di ong tailandesi per lotta contro l’Aids (Tnca), ha comunque provocato accese polemiche, non sulla qualità e l’opportunità dell’evento ma in riferimento all’alta tassa d’iscrizione fissata: 1.000 dollari, saliti a 1.250 per coloro che si sono iscritti dopo il 1° maggio scorso. Esclusi da questa somma, naturalmente, vitto e alloggio a Bangkok durante le giornate del meeting. “Questo è un esempio di accesso per tutti, tranne che per i poveri” ha detto riferendosi allo slogan della manifestazione Karyn Kaplan, dell’ong ‘Gruppo d’azione per la cura dell’Aids in Thailandia’, rispondendo a una domanda dell’agenzia di stampa francese ‘Afp’. La Ias ha risposto assicurando che la tassa d’iscrizione va a coprire i costi della conferenza e a finanziare la permanenza dei delegati provenienti dai Paesi più poveri.

“Molte organizzazioni di base o di piccole dimensioni del nord del mondo non potranno permettersi di partecipare ai lavori” ha detto alla MISNA Ann Smith, dell’organizzazione cattolica britannica Cafod (Catholic Agency for Overseas Development), appartenente alla Caritas International. Il suo collega Patrick Nicholson, parlando con la MISNA dalla Cambogia dove sta conducendo una ricerca sull’Hiv/Aids, ha definito la tassa d’iscrizione “scandalosa”. “Le persone che lavorano nel campo dell’Hiv/Aids sottolineano che con gli stessi soldi potrebbe essere coperto il fabbisogno per i programmi sull’Hiv in tutta la Cambogia” ha aggiunto.

Nella conferenza svoltasi due anni fa a Barcellona, in Spagna, il 75% dei fondi messi a disposizione per le borse di studio erano stati stanziati a favore dei delegati provenienti dai Paesi in via di sviluppo di Africa, Asia e Pacifico, America Latina e Caraibi.Misna