Gli alunni stranieri sono in grande crescita nella scuola italiana: se solo nel 1984 rappresentavano un insignificante 0,06%, nel 2003 siamo passati al 2,96% e Prato è la provincia italiana con la percentuale più alta di studenti stranieri: ben 2.292 ragazzi frequentano gli istituti scolastici, pari quasi all’8% dell’intera popolazione studentesca.Purtroppo i risultati scolatici degli studenti cinesi nella nostra provincia non sono affatto lusinghieri: oltre il 14% in più di bocciature rispetto alla media nazionale.È dal desiderio di indagare questo disagio giovanile con la conseguente dispersione scolastica che nasce il libro di Antonella Ceccagno «Giovani migranti cinesi: la seconda generazione a Prato», edito nella collana di sociologia della Franco Angeli Editore. «Sembra proprio – ha detto l’autrice durante la presentazione – che i giovani orientali subiscano una sorta di condanna alla «cinesità».Prato e la Cinache lavoraL’immigrazione cinese in Italia ha conosciuto una crescita esponenziale a partire dagli anni ’80: attualmente si stimano in oltre 60.000 unità – con una fortissima presenza di minori – gli immigrati cinesi in Italia, impiegati tradizionalmente nel settore tessile e dell’abbigliamento, con l’odierna tendenza a produrre capi pronto moda.Le aziende cinesi hanno subìto una profonda trasformazione: se due decenni fa era normale avere aziende con oltre 40 dipendenti, adesso la dimensione media si è dimezzata, le condizioni di vita tendono a migliorare, ma sicuramente non si è modificato l’impegno lavorativo, che impone sempre ritmi molto serrati e poco propensi ad adattarsi alle necessità dei bambini, per i quali si apre spesso la prospettiva di un forzato ritorno in Cina fino all’età scolare, oppure – modello che si è affermato soprattutto nella Campania – si danno a balia a famiglie italiane.Le persone che la Ceccagno ha avvicinato per la sua indagine rappresentano un po’ tutti i segmenti immigratori presenti nella nostra provincia: famiglie con piccoli laboratori o stirerie, famiglie che vivono nello stesso luogo ove si lavora, famiglie che hanno potuto comprare un appartamento ed infine famiglie decisamente benestanti, che operano per pronto moda; in nessun caso ci si esime dal disagio giovanile profondo che serpeggia fra la seconda generazione cinese.La «Cina pratese»che si muove«Io che ci sto a fare qui? Io in Cina ero bravo, io in Cina rendevo, in Cina ero qualcuno, e qui invece?». Esordisce così un adolescente alla domanda circa le sue origini, manifestando in maniera graffiante tutto il disagio che gli adolescenti interpretano meglio di qualunque altro segmento della popolazione. Tanto sradicamento trova una spiegazione nella forte propensione allo spostamento che gli immigrati cinesi dimostrano e che violentemente si ripercuote sulle giovani generazioni: infatti, molti dei ragazzi cinesi che oggi vivono a Prato sono nati in altri paesi stranieri e poi arrivati in Italia, altri sono nati in Italia e rimasti con i genitori, molti quelli nati in Cina e rimasti là con i parenti fino all’età scolare, la maggior parte è nata in Italia ma rimandata in Cina dove è rimasta fino ai 5-6 anni. Tutto questo ha degli effetti devastanti: i ragazzi, innanzitutto, non imparano bene né la lingua originaria né quella italiana e questo impedisce loro sia di seguire adeguatamente i programmi scolastici sia di entrare in confidenza con i coetanei; inoltre a Prato l’eccezionale numerosità della popolazione cinese presente sul territorio pratese e la concorrenza che si è sviluppata in certi settori economici con la popolazione locale, ha reso il grado di accettazione della comunità cinese molto basso, con evidenti fenomeni di isolamento.Tutto questo ha degli effetti molto negativi sugli adolescenti con il risultato che alcuni rifiutano la propria origine orientale per potersi sentire definitivamente accettati nel paese accogliente.La Cinache studiaCome si è già accennato, la presenza di studenti cinesi nelle aule pratesi è rapidamente aumentata negli ultimi anni: alle medie inferiori si è passati dai 298 studenti di 6 anni fa agli attuali 712, mentre le scuole superiori, nello stesso periodo, sono passate da 215 a 364 studenti, tuttavia l’incidenza dei cinesi sul totale della popolazione studentesca sta diminuendo, a causa della perdurante crisi del tessile, che ha costretto molte famiglie a spostarsi in altre zone.L’insuccesso scolastico è molto diffuso: nel 2003 solo il 60% degli studenti cinesi ha superato l’esame di licenza media inferiore.Gli istituti medi inferiori più frequentati dagli studenti cinesi sono Buricchi e Ser Lapo Mazzei (Prato Centro) le più disertate Santa Caterina e San Niccolò. Contrariamente alle scelte operate mediamente a livello nazionale, gli studenti cinesi optano alle superiori per una scelta verso la scuola professionale, ove, la presenza di molte materie tecniche e il linguaggio fortemente specialistico fanno mietere clamorosi insuccessi scolastici, si pensi che dei 196 iscritti alle scuole superiori solo 4 cinesi hanno raggiunto l’ultimo anno.Solitudinee internetLa scarsa padronanza della lingua italiana non consente un percorso scolastico molto lineare e soprattutto impedisce l’affermarsi di rapporti fra compagni di classe, solo lo sport (in particolare il calcio) offre dei momenti di comunitarietà con i coetanei italiani; per il resto molta solitudine, tanto Internet, chat e luoghi di ritrovo esclusivamente frequentati da cinesi. Ai problemi già ingigantiti dal periodo adolescenziale si aggiungono quelli del sovrapporsi di modelli culturali: quello della famiglia, spesso rigido e formale, e quello della cultura occidentale con contraddizioni e sfrangiamenti.L’orizzontelimitatoI ragazzi cinesi vivono con un orizzonte fortemente limitato, con scarsa attenzione alla formazione, in gran parte dovuto al fatto che l’immigrazione che si è stabilita nella nostra città non ha un livello culturale elevato, è soprattutto manodopera e pensa al lavoro e ai soldi come l’unico obiettivo da realizzare. Infine, la scuola italiana non era preparata ad assorbire un flusso così massiccio di studenti stranieri e si è trovata fortemente in difficoltà, minando i già scarsi presidi di giovani già sradicati.