Vita Chiesa

CONCLAVE: OMELIA DEL CARD. RATZINGER, «UN’ORA DI GRANDE RESPONSABILITA’»

Un'”ora di grande responsabilità”. Con queste parole, il Decano del Collegio Cardinalizio Joseph Ratzinger, ha aperto ufficialmente questa mattina il primo Conclave del III Millennio per eleggere il 264° successore di S. Pietro, cioè il 265° Papa della storia della Chiesa Cattolica. Alle 10, nella Basilica Vaticana, il cardinale ha presieduto la “Missa pro eligendo Romano Pontifice” e nell’omelia ha detto: “Viviamo il nostro ministero così, come dono di Cristo agli uomini! Ma in questa ora, soprattutto, preghiamo con insistenza il Signore, perché dopo il grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il suo cuore, un pastore che ci guidi alla conoscenza di Cristo, al suo amore, alla vera gioia”.

Nell’omelia, il decano del Collegio cardinalizio ha meditato sulle letture, scegliendo “solo qualche passo che ci riguarda direttamente in un momento come questo”. Ratzinger ha quindi sottolineato l’importanza dell’incontro dell’uomo con la Misericordia di Dio. “Il mandato di Cristo – ha detto Ratzinger – è divenuto mandato nostro attraverso l’unzione sacerdotale; siamo chiamati a promulgare – non solo a parole ma con la vita, e con i segni efficaci dei sacramenti, “l’anno di misericordia del Signore”. La seconda “sfida” delineata dal decano del Collegio cardinalizio è quella di guidare la Chiesa verso una fede “adulta” che non segue le “onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo”. “Quanti venti di dottrina – ha aggiunto il cardinale – abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via”.

“Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa – ha proseguito il cardinale – viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

La terza riflessione, tratta dal Vangelo, chiede alla Chiesa una “santa inquietudine”: “l’inquietudine – ha spiegato il decano del Collegio cardinalizio – di portare a tutti il dono della fede, dell’amicizia con Cristo”. “Abbiamo ricevuto la fede per donarla ad altri – ha detto Ratzinger -, siamo sacerdoti per servire altri. E dobbiamo portare un frutto che rimanga. Tutti gli uomini vogliono lasciare una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. Dopo un certo tempo, più o meno lungo, tutte queste cose scompaiono. L’unica cosa, che rimane in eterno, è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità. Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime umane – l’amore, la conoscenza; il gesto capace di toccare il cuore; la parola che apre l’anima alla gioia del Signore”.Sir