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Concilio panortodosso: arrivati a Creta i leader delle Chiese ortodosse
Tra mercoledì 15 e giovedì 16 giugno sono atterrati nell’isola greca l’arcivescovo Rastislav della Repubblica Ceca e della Slovacchia; il Patriarca Irinej di Serbia, l’arcivescovo Chrysostomos di Cipro; il Patriarca Daniel di Romania; l’arcivescovo Sawa di Varsavia e di tutta la Polonia; l’arcivescovo Anastasios di Tirana, Durres e di tutta l’Albania; l’arcivescovo Ieronymos di Atene e di tutta la Grecia e il Patriarca Theophilos di Gerusalemme. Dopo il sì all’ultimo momento del Patriarca Irinej di Serbia, mancano quindi alla convocazione i quattro patriarcati ortodossi di Bulgaria, Antiochia, Georgia e Mosca. A loro mercoledì 15 giugno, in occasione dell’arrivo a Creta, il Patriarca Bartolomeo ha detto che sono ancora in tempo per riconsiderare la posizione, «anche all’ultimo momento, per onorare la loro firma e venire a Creta».
Al suo arrivo a Creta, l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Ieronymos, ha dichiarato: «Faremo ogni sforzo per considerare e affrontare i problemi del mondo, delle nostre parrocchie e della nostra Chiesa ed essere così all’altezza della situazione, come ci richiedono i nostri tempi e il popolo cristiano». A dare il benvenuto ai primati ortodossi, anche il ministro greco degli Affari Esteri Nikos Kotzias: «Lo Stato greco contribuirà in ogni modo per favorire l’unità e l’amore, la cura e la collaborazione tra le Chiese ortodosse, e tra tutte le Chiese e il mondo laico».
Sul Concilio panortodosso, ecco il commento di Riccardo Burigana, esperto di ecumenismo.
Dopo cinquant’anni resta difficile un Sinodo delle Chiese ortodosse
Nella celebrazione di un Sinodo delle Chiese Ortodosse si parla da oltre cinquant’anni: fu infatti il patriarca ecumenico Atenagora, l’uomo dell’abbraccio con Paolo VI a Gerusalemme nel gennaio 1964, a lanciare la proposta di riunire le Chiese Ortodosse in un Sinodo per riflettere insieme sulla dottrina e sulla missione della Chiesa; questa proposta suscitò grandi speranze e profonde critiche che hanno accompagnato la lunga e travagliata preparazione al Sinodo.
Talvolta questa preparazione è sembrata la «tela di Penelope» tra rinvii, veti, incomprensioni, che si sono moltiplicati dopo il crollo del muro di Berlino che ha determinato una nuova situazione per molte delle Chiese ortodosse, chiamate a confrontarsi con una situazione geopolitica in continua trasformazione, con la nascita di nuovi stati e con la creazione di tante comunità ortodosse in Occidente.
Proprio alla luce di questa storia e di questa situazione non deve sorprendere lo scetticismo con cui venne accolta la decisione del 2014 di celebrare un Sinodo Panortodosso, nel 2016, nella Chiesa di Sant’Irene, l’antica cattedrale di Costantinopoli, nonostante questa decisione fosse stata presa collegialmente dalle Chiese ortodosse; solo nel gennaio di quest’anno, a Chambesy, si è avuta la definitiva conferma che ci sarebbe stato un Sinodo Panortodosso, a Creta, dal momento che le tensioni tra Ankara e Mosca sconsigliavano di celebrarlo a Istanbul.
Si sono poi indicati anche i temi all’ordine del giorno: la missione della Chiesa Ortodossa nel mondo contemporaneo; la diaspora ortodossa; l’autonomia delle singole chiese ortodosse locali e la modalità della sua proclamazione; il sacramento del matrimonio e i suoi impedimenti; l’importanza del digiuno e la sua osservanza oggi; le relazioni della Chiesa Ortodossa con tutto il mondo cristiano. Al di là delle osservazioni sui temi proposti e sul contenuto dei singoli documenti è apparso subito evidente il rilievo della celebrazione del Sinodo, la cui apertura era stato fissata per il 19 giugno, per la Festa di Pentecoste, secondo il calendario giuliano, rilievo non solo per il mondo ortodosso ma per l’intera ecumene cristiana tanto che in tanti luoghi si è cominciato a pregare ecumenicamente per il Sinodo.
Nell’approssimarsi all’apertura del Sinodo Panortodosso sono comparse paure e preoccupazioni all’interno del mondo ortodosso, tanto che sempre più forti sono state le voci di coloro che chiedevano un rinvio del Sinodo, adducendo vari motivi, tra i quali il più ricorrente era la debolezza dottrinale dei documenti sui quali si era raggiunto, faticosamente, un accordo. Di fronte a questo moltiplicarsi di richieste, che hanno assunto forme molto diverse, anche all’interno di una stessa Chiesa, come è avvenuto nella Chiesa di Grecia, il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli ha manifestato l’impegno a accogliere e a valutare le osservazioni in modo da rendere veramente un segno di comunione la celebrazione del Sinodo, confermando però la scelta di celebrarlo a Creta, a partire dal 19 giugno; si è così assistito alla rinuncia a prendere parte al Sinodo del Patriarcato di Antiochia, del Patriarcato di Bulgaria, della Chiesa di Georgia e purtroppo, al momento di andare in stampa con il giornale, è quasi certo anche il «no» del Partriarcato di Mosca che mette in dubbio il Sinodo stesso.
Alla vigilia quindi dell’annunciata apertura, tra le molte nubi, rimane almeno viva la luce che indica nel Sinodo un tempo privilegiato per vivere la comunione.