Italia

Con l’Islam dialogo senza ingenuità

di Daniele Rocchi“All’interno del recinto della Chiesa e delle zone adiacenti c’è libertà di culto senza nessun problema. Al di fuori non è possibile se non con il permesso del Governo. Un fatto che si verifica nella maggioranza dei Paesi islamici della regione mediorientale. La mia preoccupazione oggi è quella di reperire altri spazi e luoghi dove riunire i cristiani. E questo è un problema”. Così mons. Camillo Ballin, dal 14 luglio vicario apostolico del Kuwait (158.500 cattolici ripartiti in 4 parrocchie con 10 sacerdoti, 13 religiosi e 1 diacono permanente), spiega la condizione dei cristiani nel Paese dove svolge la sua attività pastorale. In Italia per qualche giorno, mons. Ballin, missionario comboniano ed esperto islamista, è anche direttore del Centro di studi arabi e islamici “Dar Comboni” al Cairo.

Uso del velo, scuole islamiche, imam fanatici. I temi legati all’Islam e all’integrazione dei suoi fedeli in Italia così come nel mondo occidentale occupa sempre più spazio nelle cronache…

“È chiaro che per l’Italia e l’Europa il problema è allarmante e nel trattarlo si notano anche alcune ingenuità. Stiamo assistendo ad una continua emigrazione in Europa di seguaci dell’Islam che trovano nel Vecchio Continente un vuoto spirituale che favorisce l’islamizzazione”.

Il dialogo interreligioso con l’Islam più moderato può favorire l’integrazione?

“Il dialogo con le parti moderate islamiche deve avvenire in principal modo sui temi dei diritti umani e del rispetto della persona senza toccare gli aspetti dottrinali e religiosi. Un dialogo con l’Islam, inoltre, è possibile soprattutto nel campo della carità, ospedali, dispensari e iniziative varie”.

Come giudica la proposta di istituire una Consulta islamica italiana?

“Una decisione in sé buona, ma che corre il rischio di naufragare davanti alla mancanza di unità degli islamici italiani e, dunque, di un interlocutore unico con cui dialogare. Il dialogo rappresenta una meta ma sarebbe, in questo momento, più urgente esercitare maggiori controlli sugli imam che predicano in Italia. Verso gli imam piuttosto fanatici occorre più tempestività nell’intervenire”.

E delle scuole per bambini musulmani, come quella chiusa di recente a Milano?

“Credo sia importante, per favorire l’integrazione, che i bambini di religione musulmana frequentino scuole italiane. Vivendo in Italia è giusto che si adattino alle leggi e all’ordinamento dello Stato anche in materia scolastica”.

Quale contributo può portare la Chiesa al dialogo e all’integrazione?

“La Chiesa deve chiedere il rispetto dei diritti umani e tra questi anche quello, fondamentale, della libertà religiosa. È dovere da parte delle Chiese chiedere ai Paesi islamici, da cui prevengono molti fedeli, anche attraverso i vari Governi, il dovere della reciprocità e del rispetto dei diritti umani”.

Un minareto tra i campanili