Opinioni & Commenti
Con la testa e con il cuore alla ricerca della verità
di Umberto Folena
Con la testa e con il cuore. Così è giusto, e bello, vivere l’«era crossmediale», espressione che campeggia nel sottotitolo di «Testimoni digitali», il convegno che ha visto riuniti a Roma, dal 22 al 24 aprile scorsi, 1.300 operatori dei media cattolici (moltiplicato per dieci in occasione dell’udienza con Benedetto XVI), gente che scrive sui giornali, fa radio e tv, gestisce siti internet, stampa libri Con la testa e con il cuore, ossia con intelligenza per cercare la verità e con passione per amarla.
«Con la testa e con il cuore» è un’espressione di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana. Una delle tantissime sentite in un appuntamento ricco di parole, forse fin troppo, con voci affastellate senza sosta a raccontare recenti ricerche, ipotesi di lavoro e certezze consolidate; ed anche, e soprattutto, le esperienze del popolo cattolico del media, dei «testimoni digitali» in carne e ossa in testa e cuore.
Questo infatti è stato il convegno, il secondo del genere, otto anni dopo «Parabole mediatiche». Allora erano convocati per la prima volta quanti, nel mondo cattolico, lavoravano nei media e per i media. Fu l’inizio di un vero e proprio «movimento», vario e vasto, in gran parte senza una precisa coscienza di sé. Fu anche l’inizio degli operatori parrocchiali della comunicazione e della cultura, il nuovo profilo pastorale delineato in «Comunicazione e missione», il Direttorio sulla comunicazioni sociali in Italia. Difficile si disse allora avere consapevolezza di chi siamo e in quale mondo viviamo se rinunciamo a comprendere i media, principali strumenti che trasmettono e plasmano e trasformano la cultura, ossia i modelli di pensiero e gli stili di vita.
Otto anni dopo, il «movimento» ha maggiore coscienza di sé e l’obiettivo è sempre quello, vivere in modo consapevole e responsabile il nostro tempo, per dare un originale contributo di idee al Paese. Sotto i riflettori in particolare i new media e il fenomeno del momento, i social network. È vera comunità? E come dare è il tema affrontato dal cardinale Bagnasco «un’anima cristiana» al mondo digitale? Se la comunità costruita sul web è spesso fragile, temporanea, fatta di legami deboli, occorre invece puntare sulla solidità delle relazioni. L’approccio è quello della «Gaudium et spes» e dell’«Evangelii nuntiandi». I cattolici non demonizzano la cultura, men che mai ne propongono una alternativa. Cercano semmai di «trasformarla dal di dentro», umanizzandola, rendendola in sintonia con il Vangelo. E non occupano spazi, ma partecipano ovunque sia possibile e ragionevole partecipare. Semmai gli spazi li liberano
«Grandi possibilità, possibili inganni», potremmo riassumere con il vescovo Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali. Tra gli inganni più vicini al mondo cattolico, quello denunciato da padre Lombardi, che mette in guardia dall’ambiguità di alcuni «siti cattolici. C’è anche chi si dice autorevole ma non lo è. Per alcuni è difficile dire se siano parte e servitori dell’unica Chiesa», o rappresentino nient’altro che se stessi.
E quel «crossmediale» del sottotitolo, che vorrà mai dire? Parla di incroci. Ad esempio «Toscana oggi»: nasce sulla carta, migra sul web, da qui alcuni articoli traslocano copincollati su altri siti, rifiniscono stampati su bollettini e rassegne, qualcuno li legge alla radio Siamo crossmediali. E chissà che a forza di cross non ci scappi pure qualche gol.