Vita Chiesa

Con don Billi alla scoperta della Resurrezione nell’arte

DI ANDREA FAGIOLISi entusiasma don Giuseppe Billi, sacerdote pratese, quando illustra le resurrezioni esposte nel quartiere fieristico di Verona dove i delegati al Convegno nazionale ecclesiale sono accolti, all’esterno dei padiglioni, dalla grande “Barca della speranza”, opera dello scultore senese Massimo Lippi. Ma è proprio all’interno della Fiera, nel padiglione numero 4, quello dove sono riuniti gli stand dell’editoria e dei movimenti cattolici, che trova spazio la mostra di 150 opere, in parte giunte appositamente per la grande assise della Chiesa italiana e in parte di proprietà della Fondazione Stauròs organizzatricedella Biennale d’arte sacra contemporanea. Per sua “natura” don Billi predilige l’astratto, ma non può fare a meno di un gesto di stupore di fronte al realistico Cristo con le stimmate che esce dal sepolcro nell’olio su tela di grande dimensioni di Vitaly Shtanko o davanti al “Giardino della Resurrezione” di Gigino Falconi. Più a suo agio appare, però, quando illustra la “Risurrezione” di Omar Galliani, o “Le mutazionidell’Essere: dialogo aperto”, originalissima Ultima cena di Vanni Viviani dove al posto di Gesù e degli apostoli compaiono delle mele, alcune spezzate, anzi: quella al centro più spezzata delle altre, simbolo del pane spezzato e del sacrificio del Cristo. Ti invita allo stupore, ed ha ragione, anchedi fronte alle sinuose bende di Giuliano Giuliani (“E” risorto, non è qui!”) la cui morbidezza sembra impossibile al pensiero che si tratta di marmo.

“Lui è così – spiega don Billi -: Giuliani ammorbidisce il marmo facendolo diventare come se fosse stoffa”.

Il sacerdote pratese è il curatore di questo itinerario d’arte in occasione del quarto Convegno ecclesiale. “Del resto – dice – arte e Chiesa sono un binomio inscindibile. Dove c’è la Chiesa ci deve essere l’arte e l’arte non può fare a meno di affrontare il tema religioso, di lasciarsi interrogaredalla fede e soprattutto dai misteri come quello della morte e resurrezione”.

Ma non c’è solo la mostra all’interno della Fiera: sono quattro in tutto gli eventi che vanno sotto al titolo “L’arte nel segno della risurrezione”.

Gli altri tre, anzi, sono aperti nella città scaligera già dal 13 ottobre e rimarranno visibili fino al 7 gennaio prossimo. Si tratta della mostra “Splendori del Risorto. Arte e fede nelle chiese del triveneto”, ospitata presso la Fondazione Museo Miniscalchi-Erizzo; “L’arte e Dio. La scommessadi Carlo Cattelani”, a Palazzo Forti; “Via Lucis” (questa organizzata in collaborazione con l’Ucai, l’Unione cattolica degli artisti italiani) nella chiesa di San Tomaso Cantuariense.

La prima illustra da una prospettiva storica l’evoluzione dell’iconografia del Risorto dal XIII secolo fino ai capolavori di Domenico Tintoretto, Giambattista Tiepolo, Luca Giordano, e dei più grandi artisti a loro contemporanei.

La seconda raccolta presenta il travagliato rapporto che artisti contemporanei del calibro di Joseph Beuys, Herman Nitsch, Andy Warhol e tanti altri hanno avuto nei confronti del Sacro. “Da non perdere – dice don Billi – la Risurrezione di Jan Knap”. I motivi, a vederla, sono evidenti. E il richiamo a Piero della Francesca inevitabile.