Toscana

Comunità montane, sei tagli ma sono pronte le «Unioni»

di Marco Lapi

Un taglio da oltre tre milioni di euro. È questo l’obiettivo che la Giunta regionale ha annunciato di poter raggiungere attraverso la soppressione di sei Comunità montane sulle venti attualmente esistenti, secondo le direttive imposte dall’ultima Finanziaria. La quale, è bene ricordarlo, in un primo momento aveva prospettato un diktat statalista, basato sui criteri messi a punto dagli esperti dell’ex ministro Lanzillotta, che per la Toscana avrebbe comportato una vera e propria falcidia: solo cinque di questi enti sarebbero infatti sopravvissuti. Poi, dopo la sollevazione dell’Uncem (l’Unione nazionale delle Comunità montane) ma anche delle stesse Regioni, la palla fu passata a quest’ultime, a patto che definissero, entro il prossimo 30 giugno, come risparmiare la cifra minima imposta dalla stessa legge di bilancio, pari a un terzo delle risorse complessivamente assegnate nel 2007: nel nostro caso, 2.364.518,40 euro su 7.093.555,19.

Con la scelta della Giunta, dunque, la direttiva della Finanziaria appare abbondantemente rispettata, grazie al conseguimento di un risparmio superiore di quasi un milione di euro rispetto al minimo indicato. A farne le spese saranno le Comunità montane dell’Alta Versilia, dell’Arcipelago Toscano, dell’Area Lucchese, di Cetona, del Pratomagno e della Val di Merse. In un primo momento era stata destinata alla soppressione anche quella della Val di Bisenzio, poi «salvata» dalla disponibilità di Montemurlo a chiamarsi fuori, in quanto comune non rispondente ai criteri individuati. Che sono essenzialmente queste: il raggiungimento di una popolazione complessiva di almeno 10 mila abitanti; l’esclusione, al proprio interno, di comuni capoluoghi di provincia, o con popolazione superiore a 25 mila abitanti, o appartenenti a province diverse, oppure costieri; la presenza di un numero minimo di tre comuni, in maggioranza con territorio classificato interamente montano; la presenza, per almeno un terzo, di comuni con indice di disagio superiore alla media regionale.

I comuni appartenenti alle Comunità montane soppresse, tuttavia, potranno contare su una sorta di salvagente, e cioè la possibilità di costituire, entro il prossimo 31 ottobre, «speciali» Unioni di Comuni della durata minima di 10 anni, tacitamente rinnovabile, allo scopo di continuare a collaborare assieme per gestire alcuni servizi con migliori risultati e apprezzabili risparmi.

Da parte dell’Uncem toscana la proposta di legge della Giunta regionale è stata commentata tutto sommato favorevolmente: «Una buona legge, una delle migliori a livello nazionale – ha commentato infatti il presidente Oreste Giurlani – poiché, pur nella riduzione del numero, riconosce alle Comunità montane lo status di ente locale con funzioni proprie e deleghe importanti». Per le Comunità soppresse, comunque, la speranza è che le Unioni di Comuni si facciano davvero per «salvare quel “sistema montagna toscano” conosciuto e apprezzato in tutta Italia per efficienza, progettualità, serietà, compattezza».

Non mancano, però, alcune richieste di emendamento al testo destinato a passare in tempi brevi all’esame e all’approvazione del Consiglio. Contestata, ad esempio, un’altra regola della proposta di legge, e cioè che dal 2011 i comuni che fanno parte di un’Unione, di una Comunità montana o di un consorzio dovranno essere omogenei anche rispetto alle zone sanitarie. Un’indicazione che secondo l’Uncem dovrebbe essere vista come tendenza e non come obbligo, per non mettere in difficoltà, senza ragioni veramente plausibili, centri come Pescia, Vaglia o Roccastrada. Stessa critica per l’esclusione, sia dalle Comunità montane che dalle Unioni, di eventuali comuni appartenenti a una diversa provincia. È il caso di Montignoso, attualmente appartenente alla Cm Alta Versilia ma in futuro obbligatoriamente escluso, secondo il testo della Giunta, dall’Unione di comuni già prospettata tra Camaiore, Seravezza e Stazzema. Ma è anche il caso di Sassetta, unico, piccolo comune montano della provincia di Livorno che non potrebbe continuare a far parte della Cm Colline Metallifere, per la restante parte in provincia di Grosseto. Un paio di situazioni, non di più, per le quali sarebbe sufficiente una deroga come quella praticamente già concordata per la futura Unione di Comuni dell’Arcipelago, dato che l’Isola del Giglio è in provincia di Grosseto anziché di Livorno. Ultima richiesta, ferma restando la volontarietà dell’Unione di Comuni, è invece l’obbligatorietà di far parte delle Comunità montana superstiti, costituite con legge regionale, per evitare casi come quello di Bagni di Lucca che si è chiamato fuori dalla Media Valle del Serchio.

A parte queste richieste, la preoccupazione principale di Giurlani riguarda la soppressione della Cm del Pratomagno (Pian di Scò, Castelfranco di Sopra, Loro Ciuffenna e Castiglion Fibocchi) per l’importanza dei servizi gestiti, comprendenti deleghe di bonifica per tutto il territorio valdarnese che ora, a meno di clamorosi ripensamenti (un altro salvataggio in extremis?), dovranno necessariamente passare di mano.