Oltre cento persone, in maggioranza giovani, hanno partecipato alla presentazione della ristampa del volume di don Luigi Giussani, «Il rischio educativo», nell’aula magna della Sapienza, a Pisa.La serata, organizzata dal Centro culturale San Ranieri e dal Cusl (Centro universitario studio e lavoro), fa parte di un fitto elenco di incontri promossi in molte città italiane per presentare un libro che i ciellini considerano uno dei più importanti tra quelli scritti dal fondatore della loro associazione. A discuterne sono stati invitati la professoressa Mariella Carlotti, insegnante di lettere in un istituto professionale di Prato, e il professor Paolo Nello, docente di storia contemporanea all’università di Pisa.La professoressa Carlotti ha così spiegato il significato del titolo: «educare è un rischio che quasi nessuno corre più» e per questo nella nostra società abbiamo «giovani che non sono più figli e adulti che non sono più padri». Ha quindi illustrato i punti fondamentali del libro, a cominciare dal ritorno alla «tradizione», passaggio considerato essenziale da don Giussani, che infatti scriveva: «per educare occorre proporre adeguatamente il passato. Senza questa proposta del passato, della conoscenza del passato, della tradizione, il giovane cresce cervellotico o scettico».È in seguito all’apprendimento della «tradizione» che nei ragazzi può crescere la capacità critica che permette loro di decidere cosa e quanto prendere di ciò che gli educatori propongono.Assieme alla «tradizione», è il «cuore» l’altro aspetto fondamentale del pensiero pedagogico di don Giussani. Il «cuore» – ha detto la professoressa Carlotti – è «un livello dell’umano che è senza tempo» e permette di parlare a tutti gli uomini, senza distinzioni temporali, sociali e culturali. È ciò che permette a chiunque di «capire e apprezzare una poesia di Leopardi o la musica di Mozart».Su questo punto il professor Nello, che non appartiene a Comunione e Liberazione – è apparso implicitamente più legato a una concezione che fa dell’uomo anche il frutto di uno sviluppo e di una condizione storica. Per il resto Nello ha detto di apprezzare in particolare l’anti-intelletualismo di don Giussani, inteso come una visione complessiva dell’educazione, che non deve rimanere confinata all’interno della scuola o in altri contesti definiti. «Non devono esserci cesure – ha detto Nello – tra i vari momenti dell’educare».Tra le iniziative che Comunione e liberazione ha attuato in contemporanea alla ristampa del volume c’è anche la pubblicazione di un appello («Se ci fosse un’educazione del popolo tutti starebbero meglio») cui hanno aderito – come si ricava dal sito www.appelloeducazione.it – oltre «300 personalità del mondo della cultura e circa 200 politici di maggioranza e opposizione tra cui parlamentari italiani e europei, ministri, sottosegretari e alte cariche dello Stato».