Vita Chiesa

COMUNICAZIONI SOCIALI, CONVEGNO NAZIONALE; CARD. BAGNASCO: LA CHIESA NON PUo’ TACERE

“Un’occasione preziosa per appassionarsi con entusiasmo a raccogliere la sfida di inventare il futuro e di continuare a scrivere pagine quotidiane di sapienza e serietà, con spirito di servizio e nella fierezza dell’originalità di una intelligenza ispirata dalla verità e amica della fede”. Con queste parole l’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, ha salutato oggi, a Milano (fino al 10 maggio), l’inizio del convegno nazionale Cei degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali, sul tema “Lo sguardo quotidiano. I cattolici, l’informazione, la realtà”. Nel suo messaggio, Tettamanzi, che non era presente di persona, ha ricordato che il titolo dell’incontro “dice l’impegno degli operatori del settore a riservare piena disponibilità al confronto per valutare, verificare, progettare, decidere e impegnarsi sul bivio indicato da Benedetto XVI nel messaggio per la 42° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali”. I media, infatti, “con le straordinarie risorse che possono utilizzare e l’influsso determinante che possono esercitare nel mondo attuale sembrano ‘avere talora la pretesa non solo di rappresentare la realtà, ma di determinarla grazie al potere e alla forza di suggestione’ che possiedono”. A Milano saranno ricordati i 40 anni di Avvenire, i 20 del Sir e i 10 di Sat 2000 e radio InBlu.

Dobbiamo “essere capaci” di “dare risalto al bene che sappiamo presente ovunque e disseminato fin nei luoghi più reconditi del nostro Paese”. “È questa una missione di importanza decisiva” di fronte alla “mentalità secolarista dilagante nel nostro tempo, che ha catturato tanti adulti ma che aggredisce soprattutto i giovani, si alimenta della tabula rasa dei valori creata da un’informazione che troppo spesso demolisce e dissacra”. Questo il monito lanciato oggi pomeriggio dal cardinale presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che ha aperto a Milano i lavori del convegno nazionale dei direttori e dei collaboratori degli Uffici diocesani per le comunicazioni sociali. Per il card. Bagnasco, “il nichilismo culturale propone un mondo in cui sembra non esserci valore e convinzione che non siano in balìa dell’arbitrio”. Un modo di pensare secondo il quale “il bene non esiste”, e le “persone buone” sono “spesso sospettate di scarsa intelligenza e poca voglia di godere la vita”. Di qui “la responsabilità di far emergere” l’infinità “di situazioni” in cui “il bene s’infrange”. Secondo il presidente della Cei “il bene che raccontiamo dev’essere realistico, possibile, attraente”; occorre, al tempo stesso, fissare anche “l’attenzione sulle realtà che vedono la dignità umana colpita, la vita minacciata, la salute compromessa. Il male ci interpella sempre – avverte -, e non dobbiamo occultarlo, ma va raccontato con pietà, evitando compiacenze e ogni suo uso strumentale volto a catturare attenzione”. Richiamando anche quella “vasta area di situazioni in cui le prospettive sono mutevoli e i cambiamenti rapidi”, il cardinale ha invitato a interpretare questi cambiamenti “alla luce del Vangelo” facendo “scaturire da essi le potenzialità ancora inespresse di bene”. Tra i “vari problemi” oggi “sul tappeto”, ha quindi indicato come centrale la questione antropologica: “chi è l’uomo , e come vogliamo che sia nell’immediato futuro?”. Per il porporato, di fronte agli “interventi della tecnologia e della scienza che incidono profondamente sulla sua natura”, la fede cristiana “non è indifferente”. “Non accetta né condanna nulla acriticamente”, ma “mette in guardia gli uomini” da “ogni forma di idolatria, fosse pure quella raffinata, travestita da progresso, in una tecnologia che non accetta di essere né giudicata né governata”. “Alla Chiesa – ha sottolineato il card. Bagnasco, nel suo intervento – sta a cuore l’uomo”. Per questo essa “non può tacere, anche se a volte sembra che si voglia incrinarne la stessa credibilità presso l’opinione pubblica. Non si tratta – ha precisato Bagnasco -,di contrapporre all’aggressività che spesso connota le contestazioni alla Chiesa, al Santo Padre, ai Pastori, atteggiamenti analoghi, ma neppure si possono lasciar planare sull’opinione pubblica, per amore del quieto vivere, falsità e stravolgimenti della realtà: con pacatezza, serenità e scelta dei tempi giusti dobbiamo replicare, per sviluppare” una “contro-informazione: serena, pacata, ma puntuale ed esauriente”. Per il cardinale, in gioco “c’è sempre più la stessa verità del cristianesimo. In questo senso potremmo dire che c’è un’apologetica nuova da far crescere nei nostri media”. Rivolgendosi ai presenti, il presidente Cei ne ha evidenziato la “funzione, delicata e cruciale”, di “mettere in dialogo le singole diocesi con il mondi dei media e con l’opinione pubblica”; un “compito che attraversa l’intera pastorale”.

Il card. Bagnasco ha quindi ripercorso “la vicenda che da più di un secolo si dispiega nelle città e nei borghi del nostro Paese, interpretando” attraverso i settimanali cattolici “un giornalismo della ‘prossimità’, che ha scritto innumerevoli, gloriose pagine nel segno dell’attenzione al ‘popolo’ minuto”, quando “altri giornali guardavano invece da altre parti”. “L’evoluzione tecnologica, la diversificazione degli strumenti, la professionalità sempre più sofisticata ed esigente degli operatori – ha ammonito – non devono manomettere la cifra di questo giornalismo”. Definendo “l’attenzione per la cultura dei media” una delle “prime coniugazioni del Progetto culturale”, il presidente Cei ha evidenziato che “negli ultimi dieci anni la presenza cattolica nei media si è considerevolmente rafforzata”. Oggi, a suo avviso, servono “sinergie fra i diversi livelli dei media” e tra questi e “la vita e la pastorale”, ed è urgente “la formazione di base dei giovani operatori della comunicazione”, così come una sorta di “alfabetizzazione” di tutti i componenti la comunità cristiana” perché “in questo campo, il dilettantismo non è più concepibile”. A Milano saranno ricordati i 40 anni di Avvenire, i 20 del Sir e i 10 di Sat 2000 e radio InBlu; un percorso richiamato anche dal card. Bagnasco.

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