Debolezza strutturale per la frammentazione in aziende medie e piccole, necessità di un forte impulso al potenziamento delle infrastrutture materiali e immateriali, specie per lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione. È questo in sintesi il quadro della Toscana del 2011 che emerge dal convegno, organizzato dal Corecom, su consumo e offerta della comunicazione nella nostra regione. Si tratta della prima indagine di questo tipo in Toscana, con una analisi del settore nel suo complesso. Emergono tre elementi di criticità osserva Michele Magnani (Corecom) -: la crisi si fa sentire anche qui, il mercato è molto legato alla dimensione locale, le dimensioni delle aziende sono troppo piccole. Pubblicità, settore radio e tv, organizzazione di eventi, queste le attività prese in considerazione, come ha spiegato Daniele Calamandrei, che ha illustrato la relazione Irpet sull’industria della comunicazione in Toscana. I motivi di debolezza sono molteplici, si può dire che il sistema della comunicazione è figlio del tessuto produttivo toscano: aziende di dimensione medio-piccola con bassa attrattiva pubblicitaria e poche possibilità di sviluppo, se non si sarà capaci di ripensare il modo di fare impresa, ad esempio cercando alleanze strategiche tra piccoli soggetti. Nel 2008 riporta la relazione Irpet , secondo i dati forniti dall’Archivio Statistico Imprese Attive (Asia) tenuto dall’Istat, le imprese toscane dell’industria della comunicazione erano poco meno di 15mila, per un totale di quasi 45mila addetti. Con la debolezza strutturale per la piccola dimensione delle aziende di comunicazione: mediamente 3 addetti per unità, quasi l’85% delle imprese con meno di 4 addetti, oltre il 95% con meno di 10.Il settore della comunicazione si conferma complessivamente carente in Toscana è il commento del presidente del Corecom Toscana, Marino Livolsi , quando invece si potrebbe ottenere molto di più. Ci troviamo di fronte un sistema che ha bisogno di crescere e svilupparsi, dove dal punto di vista della fruizione comincia ad emergere Internet, ma la tv la fa ancora da padrona.E come consumano l’informazione e la comunicazione i toscani? Se ne è occupata la ricerca di Swg, condotta tra dicembre 2010 e gennaio 2011, con 2500 interviste ad un campione rappresentativo di persone di età superiore agli 11 anni. L’80% dei toscani si informa ancora principalmente attraverso la tv di questi, il 15% attraverso le tv locali, porzione non trascurabile, indicativa di circa 500mila toscani . Internet è ormai il secondo canale di accesso all’informazione e alla comunicazione, con il 43% e con un segno fortemente generazionale: accede alla rete l’80% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni, il 74% tra i 18 e i 24 anni. La tv, al contrario è maggiormente seguita dalla fascia oltre i 64 anni e con livello di istruzione più basso.Resta aperta la questione sugli ostacoli alla fruizione di Internet: digital divide e cultural divide si intrecciano, ritardi strutturali e difficoltà, per lo più generazionali, ad adeguarsi ai nuovi strumenti comunicativi. Da questo punto di vista, spiega ancora Magnani, le istituzioni possono fare molto. Se è vero che il 92% delle persone si collegano al web da casa e circa il 35% dall’ufficio, è da sviluppare fortemente l’accesso wi-fi nei luoghi pubblici. Risulterebbe strategico anche per le piccole e medie imprese. Decisiva pure la governance del prossimo passaggio al digitale terrestre, per il quale il settore dell’emittenza locale avrà bisogno di un sostegno finanziario.All’incontro hanno preso parte anche Antonio Martusciello, commissario dell’Autorità nazionale per le garanzie nelle comunicazioni; Giuseppe Richeri (Università Svizzera italiana), Mario Morcellini (Università La Sapienza, Roma), Carlo Sorrentino e Luca Toschi (Università di Firenze). (cs-s.bar)