Vita Chiesa

COMMENTI, Sigalini: Una pagina nuova di storia del mondo giovanile

di Domenico SigaliniLa GMG di Toronto sicuramente era stata la prima del terzo millennio. Veniva dopo il grande giubileo, era collocata nel nuovo mondo plurietnico e pluriculturale canadese, una immagine del mondo futuro, anche se le tragedie di questi ultimi anni, che nessuno piú crede che siano scontri di civiltá, ma disegno perverso di mondo sogggiogato dalla paura, sembrano farci credere che si puó tornare indietro. Era stata celebrata dopo l´insulto all´umanitá perpetrato dall`attentato alle Torri Gemelle. Era presieduta dal vecchio condottiero di tante battaglie morali, religiose, civili ed ecclesiali: Giovanni Paolo II, l´iniziatore delle GMG. Possiamo dire che aveva del nuovo, ma che tutto sommato portava avanti ancora la tradizione consolidata. Poteva sembrare ancora senza soluzione di continuitá una delle vecchie care gmg legate al progetto pastorale degli ultimi anni del secolo scorso. A Colonia con la XX si puó dire che sia iniziato il nuovo. Papa Benedetto raccoglie l´ereditá e sfida il nuovoL’abbiamo visto e sentito tutti, quando dal battello o dalla collina di Marienfeld parlava ai ragazzi: con un sorriso disarmante, un gesto spesso timido, una voce piú convincente che possente; un discorso tutto d’un pezzo, quasi senza spazi per introdurre assenso o applausi, orientato ad andare al cuore della fede, a condurre i giovani a lasciarsi incontrare da Dio, non da qualche proiezione di se stessi o da qualche ipotesi velleitaria di autosufficienza. E’ una solenne difesa di Dio, come di un mistero grande e assicurazione che solo cosí ogni umanitá si realizza e vive felice. Le “vecchie sentinelle del mattino“ e le nuovissime leve sono invitate a diventare rivoluzionari. E’ rivoluzionaria oggi una fede che non si costruisce un Dio privato, facendo della religione un consumismo, ma che offre la possibilitá di ristrutturare la propria vita in una vera adorazione, una scelta totale, definita, libera, piena. Adorare é spostare in Dio il centro della vita, conoscerlo, accogliere, dedicarsi totalmente.

Si puó essere rivoluzionari di questo tipo solo entro una Chiesa che si rivlea come processione vivente che mostra non ragionamenti, ma vite cambiate e felici. E qui papa Benedetto smentisce ancora una volta la descrizione di severitá, quasi di mancanza di umanitá, con cui certa stampa lo ha sempre fatto passare. I giovani si sentono chiamati a vivere nella Chiesa, in cui c’é buon grano e zizzania. Meno male che ci sta la zizzania, ci possiamo stare tutti con i nostri difetti e sperare ancora di seguire Cristo. Un giovane ha bisogno di mete alte, ma anche di sapere che puó partire sempre di nuovo anche dai suoi ultimi tradimenti.

I giovani sono, come sempre, segno di una nuova sete.Se c’era bisogno di rnedersene conto anche concretamente bastava vedere la partecipazione intensa, desiderata, attiva, progettata alle catechesi. Questi momenti intensi di riflessione, preghiera, scambio, comunione sono passati dall’essere spesso visti, anche dagli stessi educatori, come un modo per riempire la mattinata in attesa di divertirsi nel pomeriggio, a un appuntamento con il bisogno di chiarezza nella propria vita. Questi giovani hanno bisogno di un annuncio chiaro di sapere come si puó dare vera felicitá, bellezza e valore alla propria esistenza, al proprio mondo di relazioni. Si dirá che sono cose di sempre; forse! ma hai la netta sensazione che i giovani sono diventati piú esigenti e noi, gli adulti, continuiamo ancora a pensare che occorre blandire. Il canto, che va ascoltato come un grido, di tanti giovanissimi: non ci abbandonateAccanto ai carissimi veterani delle gmg c’era una forte iniezione di giovanissimi, la generazione dei pantaloni bassi, la dico io. Sono i nuovi giovani, gli adolescenti che non vogliono essere sottovalutati, che hanno fragilitá impensabili, entro intuizioni e desideri puliti. Sono purtroppo sempre piú abbandonati e soli, in mano ai predatori del loro tempo libero. Qualcuno deve cogliere la loro sfida. La Chiesa ha tutto per poterlo fare, non da sola.