Vita Chiesa

COMMENTI: I tre doni da portare a casa

di Gianni Borsainviato Sir a ColoniaColonia, andata e ritorno. Per vivere “sul campo” la Gmg, in mezzo a un milione di ragazze e ragazzi giunti da ogni angolo della terra. Come i magi, partiti seguendo “una” stella e tornati avendo incontrato “la” stella.

Una Gmg che non si può presumere, giudicare, forse nemmeno preordinare. Persino la teutonica precisione organizzativa è stata messa a dura prova dalla marea umana che ha occupato le rive del Reno dal 15 al 21 agosto. In effetti questo evento, “inventato” da Giovanni Paolo II, si conferma ricco di sorprese: per i giovani che la animano; per il papa Benedetto XVI che cerca il loro abbraccio; per i mille incontri, le parole ascoltate, le semplici ma illuminanti testimonianze di una fede che sta maturando, una fede in ricerca, non scontata… L’arcivescovo di Parigi, mons. André Vingt-Trois, ha osservato, rivolgendosi ai giornalisti presenti nella città renana: “Dopo ciò che avete visto, potreste parlare della Giornata mondiale della gioventù facendo come se Dio non esistesse?”.

La Gmg 2005 nel solo arco di una settimana ha toccato mille e più temi, svolti nelle catechesi dei vescovi, nei meeting e nei dibattiti programmati, nelle messe allo stadio, nelle omelie di Joseph Ratzinger e nei discorsi dei numerosi altri personaggi che il pontefice ha incontrato: il presidente della Repubblica tedesca e le autorità politiche del paese; il Rabbino di Colonia; i rappresentanti delle altre confessioni cristiane… La vocazioneIl primo “dono” che i partecipanti – ma anche la chiesa intera – portano a casa da Colonia è la sottolineatura vocazionale. I magi, giunti a Betlemme, hanno adorato Gesù. Hanno posto le loro vite alla luce del Dio-uomo. Ciò ha dato loro la forza di decidere come spendere la loro esistenza: “Per un’altra strada fecero ritorno”. Scelgono ciascuno la propria strada, sulla quale seguire Gesù e lungo la quale incontrare l’uomo. Durante l’incontro con i seminaristi, il Papa ha insistito su questo aspetto, ricordando che la fede è scelta consapevole, per certi versi coraggiosa, sempre impegnativa. La memoriaRendendo visita alla comunità ebraica, il Papa che viene dalla Germania non ha nemmeno eluso la questione della Shoah, di cui ha ricordato la tragicità storica, mettendo in guardia dalla sua pesante eredità. La memoria è dunque un secondo “dono” che chi è stato a Colonia si è infilato nello zaino del ritorno: conoscere il passato, analizzarlo criticamente (anche alla luce della Bibbia e degli insegnamenti della chiesa) apprenderne la lezione per guardare avanti con fiducia e costruire un mondo nuovo. Il dialogoDall’incontro con le altre confessioni cristiane e, più ancora, con la comunità musulmana, emerge un’altra, attualissima, notazione: le religioni e le comunità credenti possono, oggi più che mai, svolgere un ruolo pacificatore nel mondo, indicare scelte di vita alternative, tra sobrietà, impegno, accoglienza e reciproca comprensione. Contro ogni terrorismo, fatto di bombe o di idee, le fedi illuminano la via dell’amore, per l’umanità e per il creato. Non pongono quindi Stati contro Stati, civiltà contro civiltà, ma si mettono al servizio dell’umanità. L’ecumenismo e il respiro internazionale della Gmg, dove anche l’ultima frontiera cade dinanzi alla istintiva amicizia giovanile, sono un terzo regalo di Colonia 2005. La scommessaTre doni, questi, che richiamano l’oro, l’incenso e la mirra dei magi alla capanna investita dalla stella cometa. La scommessa, ora, torna nelle nostre comunità, in ciascuno dei 193 paesi da cui erano partiti i “nuovi magi” della Gmg. Come valorizzarne l’entusiasmo scaturito in Germania? Come aiutarli a far diventare adulta una fede che ha bisogno, per crescere, di essere alimentata ogni giorno (non solo alla Gmg) dalla Parola e dell’Eucarestia? Come aprire loro spazi adeguati nelle chiese d’origine, per esprimere con la corresponsabilità tanta energica religiosità? Ovvero, quanto sapranno cambiare le nostre comunità (parrocchie, diocesi, ma anche le associazioni e i movimenti), lasciandosi interrogare da questi giovani e dai messaggi che il Papa ha loro affidato, da portare con sé sulla via del ritorno?