Vita Chiesa

COMMENTI, Grab: Non più «generazione X»

di AMÉDÉE GRABpresidente Ccee (Consiglio Conferenze Episcopali Europee)Se la maggior parte degli europei ricorderanno l’estate 2005 come un tempo di difficile cammino per l’Unione europea per la mancata approvazione del Trattato costituzionale da parte di Francia e di Olanda e per la paura di nuovi attacchi terroristici dopo quelli avvenuti a Londra; altri saranno rimasti stupiti dalla freschezza e dalla gioia di vivere dei milioni di giovani proveniente da ogni parte del globo che hanno solcato le strade della vecchia Europa.

Infatti dalle GMG di Colonia passando per le strade di Santiago di Compostela, ai funerali di Frère Roger a Taizé al Meeting di Rimini, un solo comune denominatore ha accomunato questi eventi che hanno segnato l’altra estate 2005: il protagonismo dei giovani.

Non più una Generazione X priva di identità e punti di riferimento, fatta di rassegnazione e priva di domande, ma protagonisti consapevoli del loro futuro. Non più giovani caratterizzati da un pessimismo congenito, da una rassegnazione al fallimento della società degli adulti e da una totale sfiducia nella vita. Queste erano le caratteristiche degli oltre ottanta milioni di giovani americani venuti al mondo tra il 1961 e il 1981 protagonisti del romanzo di Douglas Coupland “Generazione X”. Invece i giovani di questi incontri estivi hanno segnato la fine della generazione dell’anonimato. Quella che abbiamo potuto vedere è una generazione che ha dimostrato di essersi liberata dai pregiudizi dei loro predecessori e che nutre la convinzione della necessità di dare vita ad una comunità europea ben strutturata, non soltanto economica e politica, ma culturale e spirituale.

Per migliaia di giovani europei, la celebrazione della Giornata mondiale della gioventù è stata anche un’occasione per riflettere sull’identità europea e sul ruolo che l’Europa può assumere nel mondo. A Colonia, i giovani si sono dimostrati pieni di entusiasmo e con una grande voglia di diventare cristiani protagonisti nella nuova Europa.

Un’Europa costruita sull’amicizia tra i popoli, sulla solidarietà e che metta al centro l’uomo piuttosto che i propri interessi economici o i conti pubblici di un singolo paese. Questi giovani dicono all’Europa di avere dei valori, e che anche loro possono contribuire a costruire un progetto comune ridando speranza e gioia ai suoi cittadini.

La loro Europa non si limita a mere questioni geografiche. I giovani europei hanno la consapevolezza che l’Europa ha una speciale responsabilità nei confronti del resto del mondo. Dall’Europa sono nate alcune tra le tragedie più disastrose ed inumane che hanno caratterizzato la storia del secolo scorso. E ora i giovani cristiani europei vogliono costruire relazioni significative con i propri coetanei di tutto il mondo, valorizzando quelle che sono le radici cristiane del loro continente per promuovere un’azione di dialogo e di pace che si allarga al mondo intero e che trova il suo fondamento nella fede nel Dio vivente.

A Colonia come a Taizé i giovani hanno voluto privilegiare l’incontro personale con Cristo. L’esperienza di fede che questi giovani hanno fatto si è caratterizzata per una maggiore predisposizione all’essenzialità e per una maggiore sensibilità al tema della verità che dimostrano come oggi sia possibile essere cristiani nella cultura europea post-moderna.

Spetta ora alle nostre Chiese sapere raccogliere e promuovere i frutti di questi eventi. Ora alla vigilia della 7ª Conferenza dei ministri responsabili della gioventù (Budapest, 23-24 settembre 2005), spetta ai nostri ministri raccogliere questo grande desiderio dei giovani di contribuire alla costruzione della “loro” Europa.