Toscana
COMINCIA LA NUOVA ERA DELLA FIORENTINA: A DELLA VALLE IL MARCHIO
È cominciata da oggi a mezzogiorno – con l’apertura, da parte del giudice Raffaele D’Amora, dell’unica busta pervenuta per l’asta, contenente offerta e fidejussione per 2,5 milioni di euro – la nuova era della Fiorentina targata Diego Della Valle, che aggiudicandosi il marchio si è assicurato anche nome, colori e quindi l’intera storia della società fondata nel 1926. Il nuovo capitolo è stato salutato da una folla di giornalisti e dai principali capi della tifoseria viola che non si sono voluti perdere il momento. E che, in silenzio, hanno ascoltato nel corridoio al secondo piano del palazzo di giustizia di Piazza San Firenze – dove si è snodata in questi mesi tutta l’odissea fallimentare della società – le parole del presidente del tribunale, Antonio Maci, che esprimeva soddisfazione per come si era conclusa la procedura dell’asta e per «la significativa coincidenza di interessi fra la società e i tifosi». Tifosi convinti che il marchio e i colori della Fiorentina – e quindi la sua storia – sarebbero passati a Della Valle, accettato subito dalla città come l’uomo della rinascita viola, e ansiosi solo di sapere se già da lunedì la Florentia potrà indossare la maglia viola e chiamarsi Fiorentina per la partita amichevole di beneficenza, tutta di casa, con gli ex della squadra viola che nel 1996 conquistarono la Coppa Italia. Nessun problema. Anche se le procedure di trasferimento della proprietà del marchio alla Firenze viola srl – la società che Della Valle ha costituito proprio per la gestione del marchio e che se lo è aggiudicata – non saranno compiutamente concluse, il marchio potrà essere utilizzato subito.
«La curatela – hanno spiegato gli avvocati Roberto Russo e Fabio Fanfani – non si opporranno certo». E d’altra parte l’offerta è garantita da una fidejussione della banca Intesa per un ammontare pari a 2,5 milioni di euro. Fuori dall’asta sono rimasti i 270 trofei che i viola hanno conquistato in 77 anni di storia. Il ragioniere Andrea Spignoli, curatore fallimentare, ha raccontato perché, d’accordo col giudice D’ Amora, è stato deciso di tenerli separati. «Certo, i trofei, come il marchio, sono elementi centrali della storia della Fiorentina, ma non potevamo sapere come sarebbe andata l’asta – ha spiegato -. E se il marchio se lo fosse aggiudicato una società non sportiva? Ora, invece, quei trofei tornano parte essenziale della vita della Fiorentina e nei prossimi giorni vedremo come muoverci». Insomma, non è escluso che anche i trofei vadano, insieme al marchio, in casa Della Valle. Per la palazzina di Piazza Savonarola, la ex sede della Fiorentina, invece il discorso è ancora tutto aperto. L’immobile – 700 metri quadrati, valore stimato in circa cinque milioni di euro – dovrà andare all’asta immobiliare, come prescrive la legge fallimentare. «Il percorso è tassativo – spiega sempre Spignoli – ma non abbiamo nessuna fretta». Così come, per i creditori della ex Fiorentina di Cecchi Gori, è ancora tutto aperto la complicata trattativa a tre fra curatela, fisco e Lega, che ha già restituito alla prima 50 miliardi di vecchie lire – inizialmente destinati allo stato – e che ha in cassa altri 60 miliardi di vecchie lire.
Tornando al marchio, rimane in sospeso la questione aperta da un ricorso presentato da Valentino Rizzuto, l’imprenditore calabrese che sostiene di esserne il vero proprietario e che per questo aveva chiesto il differimento dell’asta. Il giudice D’Amora, stamani, ha respinto il ricorso, fissando una udienza di merito a ottobre. Un’ udienza che comunque non potrebbe modificare niente sul piano del marchio – che è andato ormai senza appello a Della Valle -, ma solo, eventualmente, sulla destinazione della cifra sborsata dal nuovo patron viola per entrarne in possesso. Il giudizio cioè potrebbe eventualmente stabilire che quei 2,5 milioni di euro dovrebbero andare a Rizzuto invece che alla curatela del fallimento. Quanto a Vittorio Cecchi Gori, anche l’ultimo suo tentativo di bloccare l’asta con il ricorso presentato martedì dalla Regal, la società che detiene le azioni della Fiorentina, non ha avuto esito. La richiesta di differimento, che faceva riferimento all’eventualità di un concordato preventivo, è stata respinta dal giudice D’Amora per vizi di legittimità. E ormai il patron viola è un altro. (ANSA).