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COMECE, RAPPORTO SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO: GRAVI RISCHI PER L’AMBIENTE UMANO E NATURALE

Il riscaldamento del pianeta “è un fatto inequivocabile”, principalmente dovuto alle emissioni di gas a effetto serra legate ai processi produttivi ma anche “al nostro stile di vita”. Siamo di fronte a una “impennata” delle temperature medie e se si proseguirà in questa direzione “saremo esposti a gravi rischi per l’ambiente umano e naturale” e a catastrofi ecologiche. Jean-Pascal van Ypersele, docente all’Università di Lovanio e vice presidente del Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc), ha fatto parte del gruppo di esperti che da gennaio ha lavorato al Rapporto Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) intitolato “Riflessione cristiana sul cambiamento climatico”. L’ampio documento, presentato ieri a Bruxelles, prende avvio dalle analisi degli scienziati, si sofferma “sull’impatto del cambiamento climatico su ecosistemi e individui”, rileva le “sfide politiche” poste in tale ambito, avanza considerazioni etiche e prova a delineare il “ruolo dell’Europa nella lotta” al riscaldamento globale. “Le categorie più a rischio sono i poveri, i bambini e gli anziani”, ha spiegato van Ypersele, e ciò richiama a un impegno alla “solidarietà tra le generazioni”.

“Se il riscaldamento climatico proseguirà con i ritmi attuali – spiega Jean-Pascal van Ypersele – porremo a rischio di estinzione il 20-30% delle specie animali e vegetali”. Il docente dell’Università di Lovanio moltiplica gli esempi per spiegare gli effetti dei mutamenti in atto: infatti con il riscaldamento globale, i ghiacci tenderanno a sciogliersi, mutando il paesaggio delle regioni montuose e interne, mentre le zone costiere, come il delta del Nilo o i Paesi Bassi, verranno sommerse dai mari. Uno scenario con “gravi ripercussioni” sull’umanità. Per lo studioso è però “possibile” e “urgente intervenire”, “modificando i comportamenti individuali”, intervenendo sui sistemi di produzione (dal settore manifatturiero all’edilizia, dai trasporti alla produzione di energia), riducendo l’utilizzo dell’auto, limitando i consumi. “Anche la crisi economica e finanziaria in corso, pur costituendo un grave problema per tutti i paesi del mondo, potrebbe diventare una opportunità”, sottolinea. “Infatti in questa fase, mentre occorre ripensare i mercati e le nostre economie, si possono introdurre modifiche positive”, ad esempio effettuando investimenti per sistemi produttivi a minori emissioni inquinanti.

Dal Rapporto Comece sul cambiamento climatico “emergono considerazioni etiche” universalmente valide, “indicazioni per la comunità cristiana”, nonché “alcune raccomandazioni a carattere sociale e politico, anche in relazione ai compiti dell’Unione europea”. Mons. Adrianus van Luyn, vescovo di Rotterdam e presidente della Comece, commenta il documento steso dal gruppo di 10 esperti, sul quale esprime “grande apprezzamento”. L’argomento verrà portato all’attenzione dell’assemblea dei vescovi (Bruxelles, 12-14 novembre), “accanto all’altro problema urgente della crisi dei mercati finanziari e le ricadute su economia e società”. “Bisogna che torniamo a considerare le persone non solo come consumatori, ma come soggetti spirituali, al centro di relazioni”, con responsabilità individuali e collettive “verso i poveri e i paesi meno sviluppati”. “Bisogna poi considerare il bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo”, spiega al SIR mons. Van Luyn, indicando tre “parole-chiave”: “spiritualità, che è il contrario della secolarizzazione”; “solidarietà, l’opposto di ogni forma di individualismo”; sobrietà, “per vincere il materialismo e il consumismo che ci portano a non rispettare l’ambiente”.

Sir