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COMECE, L’UE NON FINANZI L’ABORTO NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

“I fondi dell’Unione europea (Ue) non devono servire a finanziare l’aborto nei paesi in via di sviluppo”. E’ quanto chiede la Comece, Commissione degli episcopati della Comunità europea, in seguito all’adozione, avvenuta oggi, da parte del Parlamento europeo di un rapporto redatto dalla europarlamentare Ulla Margrethe Sandbaek che modifica il progetto di regolamento dell’Ue che riguarda gli aiuti destinati alle politiche sanitarie e ai diritti in materia di riproduzione e della sessualità nei Paesi in via di sviluppo.

“La Comece – si legge in un comunicato – ha seguito la preparazione di questo rapporto e saluta con favore il contributo sostanziale dell’Unione allo sviluppo”. Ma, prosegue, “questa politica di sviluppo deve promuovere una visione integrale della dignità della persona umana, non solo i diritti dell’individuo ma anche la sua responsabilità in seno alla famiglia e alla società. Ci preoccupa il fatto che questo progetto di regolamento si allontana da questa visione integrale e si focalizza sui diritti in materia di riproduzione e della sessualità dell’individuo”. Su questa linea, sostiene la Comece, “non saranno esclusi i fondi per la pratica dell’aborto. Benché lo spettro dei servizi non sia ancora definito – si legge nel testo – si può concludere che l’aborto ne faccia parte”. “L’aborto toglie la vita ad un bambino non ancora nato e ciò è eticamente inaccettabile. Il fatto poi che con tale regolamento l’Ue possa finanziare questa pratica ci preoccupa non poco”. “Speriamo – conclude la Comece – che nel regolamento non vengano discriminate quelle organizzazioni di sviluppo e di sanità che non praticano l’aborto”.Sir